lunedì 31 maggio 2010

5. La salvezza è una persona, è Qualcuno, è Gesù Cristo

gesu_con_bambini Da quanto abbiamo detto fino a questo punto, sorge per noi un avvertimento importante e grave: Non chiudiamo Dio negli angusti limiti dei nostri cuori e delle nostre teste. Permettiamo a Dio di essere Dio e di comportarsi da Padre infinitamente amante di tutti gli uomini. Sta scritto nella lettera agli Efesini: "Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti" (Ef 4, 6). Per opera di suo Figlio egli salva tutti, coscienti o non, attraverso il battesimo di desiderio. Ma non possiamo pensare che l’"incoscienza", la non conoscenza di questa fondamentale verità da parte di un numero grandissimo di uomini non sia un problema grave e serio. È un problema gravissimo e molto serio. …


La salvezza infatti, come abbiamo già detto, non è qualcosa, non è il biglietto per entrare in paradiso quando la morte ci metterà alla porta di questo mondo; la salvezza è una persona, è Qualcuno, è Gesù Cristo; è un volto immagine perfetta del Padre; è un cuore, il cuore di Dio amore. La salvezza è una nascita da Dio, è un entrare nella famiglia di Dio, è un’alleanza con lui, è la sua vita donata, partecipata a noi. La grazia, presente in tutti gli uomini di buona volontà, battezzati col battesimo di desiderio, lo Spirito Santo che soffia dove vuole ed entra in tutti se non oppongono totale rifiuto e resistenza, presto o tardi, deve risvegliare una coscienza, provocare una libera risposta, creare una relazione cosciente con Dio nel senso più profondo del termine: una relazione cosciente di amore, di condivisione di vita, di appartenenza reciproca. Leggiamo nel vangelo di san Giovanni: "Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Gv 17, 3).
Serviamoci di un esempio molto familiare per spiegarci meglio. Il bambino appena nato è conosciuto, amato, accolto; ma egli non conosce ancora, non è cosciente: tale situazione non durerà, non può durare, guai se durasse. Ben presto anch’egli conoscerà come è conosciuto, amerà come è amato, accoglierà come è accolto. Quale disgrazia, per lui innanzitutto, e quale tristezza per i suoi genitori, per tutta la sua famiglia, se dovesse rimanere profondamente handicappato, chiuso per sempre ad ogni illuminazione del cervello, degli occhi, del sorriso…
"Illuminazione": è proprio questo il nome che gli antichi davano al battesimo di acqua. Perché nella realizzazione della salvezza il battesimo costituisce la tappa decisiva in cui Cristo, salvezza del mondo, svela ad un uomo il suo volto, esce dall’anonimato, diventa per lui il Signore. È il risultato di una scoperta: la rivelazione. Voi capite bene che non si tratta di un’informazione teorica su delle verità da credere e dei comandamenti da praticare: è la scoperta del Dio vivente, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Come non si conoscono i genitori o il fidanzato o l’amico per mezzo di informazioni, per sentito dire, ma con l’incontro personale fatto di dialogo, di confidenze, d’intimità, allo stesso modo, il battesimo d’acqua dà inizio ad un incontro, ad una relazione in cui l’intimità di Dio si svela progressivamente all’uomo attraverso il cuore di Cristo. Questa "illuminazione", questa rivelazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo avviene nella chiesa e per mezzo della chiesa. Ad essa Cristo ha affidato la missione e la grazia: "Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28, 19).

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie di questa continua formazione, buona festa del S. Cuore di Gesù

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