lunedì 27 luglio 2009

33 - Fu crocifisso, morì e fu sepolto

croce1
  La vita di Cristo uomo-Dio è confrontata con quella di "un tale chiamato Barabba che si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio" (Mc 15,7) e il piatto della bilancia pende in favore di Barabba. Dio prenderà su di sé la croce che spettava all’assassino, morendo innocente al posto del colpevole. Non è un caso, non è un errore giudiziario.
Gesù è crocifisso tra due malfattori. Ufficialmente sono tre malfattori. Gesù è "messo fra i malfattori" (Mc 15,28) e nemmeno questo è un caso: è una scelta d’amore, una scelta di campo. Cristo si identifica sempre con le vittime, mai con i carnefici. E siccome, vittime e carnefici "senza distinzione, tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù" (Rm 3, 22-24). "Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurci a Dio" (1Pt 3,18).
Noi peccatori, nella nostra vita, abbiamo più bisogno di pentimenti che di belle pagine, ci nutriamo più di perdono e di misericordia che di belle parole. Prima di morire Gesù pronuncia una preghiera la cui eco non si spegnerà mai nei secoli: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno" (Lc 23,34).
Per accertarsi che Gesù fosse veramente morto, "uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua" (Gv 19,34). Da quel momento l’unica legge è quella del cuore aperto che versa tutto il sangue per gli altri. Come Dio è Padre-Amore tutto per noi (1Gv 4,7.21) così anche il Figlio è Amore tutto per noi. "Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo... fu crocifisso per noi. Questo è il mio corpo offerto per voi... il calice del mio sangue versato per voi e per tutti".
cr-depo-ciseri-xGesù, rifiutando l’egoismo di chi si chiude in se stesso si è svuotato per gli altri e crea una immagine nuova dell’uomo: l’uomo nuovo è l’uomo-per-gli-altri. "Gesù, essendo pienamente per gli altri, è pienamente se stesso, è modello della vera umanità. Diventare cristiani significa diventare uomini, concretizzando il vero essere umano che è "essere-per-gli-altri" ed "essere-per-Dio" (Joseph Ratzinger).
Morire è amare fino all’ultimo: e questo è vivere. "Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli" (1Gv 3,14).
È stato detto che si muore soli. Nulla di più falso. Solo Gesù è morto solo; noi moriamo con lui. Meglio, non moriamo, passiamo con lui alla Vita. La morte non ha più lo stesso volto, da quando Cristo vi è entrato e l’ha fatta sua. Prima la morte era solo morte, scomparsa, cancellazione, ora la morte non è più la soglia gelida della solitudine e del nulla; è la "porta stretta e la via angusta che conduce alla vita" (Mt 7,13) dietro la quale Cristo ci attende con le braccia aperte e con il cuore aperto. La morte non è più l’inferno; l’inferno è vinto da quando l’Amore e la Vita, Cristo, ci attende nel luogo che era chiamato il regno della morte.
Per Gesù morire significò "passare da questo mondo al Padre"gesu_perdono (Gv 13,1); per il cristiano significa "essere sciolto dal corpo per essere con Cristo" (Fil 1,23). Nel momento supremo "Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" (Lc 23,46); il cristiano, come Stefano, prega: "Signore Gesù, accogli il mio spirito" (At 7,59).

lunedì 20 luglio 2009

32 - Siete stati comprati a caro prezzo (1Cor 6,20; 7,23).

gesù misericordioso La passione e morte di Cristo ci vengono presentate dalla Bibbia come sacrificio, riscatto, redenzione, salvezza, remissione dei peccati ecc.
Il prezzo di questo riscatto e di questo acquisto è stato il sangue di Cristo. "Abbiamo la redenzione mediante il suo sangue" (Ef 1,7). "Cristo Gesù ha dato se stesso in riscatto per tutti" (1 Tm 2,6). "Tu (Cristo) sei stato immolato e hai riscattato per Dio con il tuo sangue uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione" (Ap 5,9). "Siete stati comprati a caro prezzo" (1Cor 6,20; 7,23).
Nella messa ci viene ripresentato il corpo di Cristo "offerto in sacrificio" per noi e il sangue di Cristo "versato per tutti in remissione dei peccati".
Il sangue (= la vita) di Cristo non è stato versato come riscatto al diavolo: non si tratta di una transazione commerciale per l’acquisto dell’umanità, per il passaggio di proprietà da satana a Dio. Non è neppure un prezzo pagato a Dio per "soddisfare" la sua giustizia o la sua collera. Dio non è un giustiziere sanguinario, un usuraio rapace a cui non interessa la provenienza del riscatto, che sacrifica l’innocente (Cristo) al posto del colpevole (l’umanità) purché qualcuno paghi e gli restituisca il suo avere. Se "Dio è amore" (1 Gv 4,8) dobbiamo eliminare dal mistero cristiano tutto quanto non è amore, tutti i residui delle idee pagane che stentano a morire in noi.
"Quasi tutte le religioni gravitano attorno al problema dell’espiazione; esse si radicano nella coscienza che l’uomo ha della propria colpevolezza davanti a Dio e rappresentano un tentativo di placare il senso di colpa, per vincere il peccato (e la paura) con azioni espiatorie da presentare a Dio. Nel Nuovo Testamento invece la situazione è quasi esattamente capovolta. Non è l’uomo che si accosta a Dio per presentargli un’offerta riparatrice, ma è Dio che si avvicina all’uomo per accordargli un dono. Per iniziativa stessa della sua potenza amorosa, egli restaura il diritto leso, giustificando l’uomo colpevole mediante la sua misericordia creatrice e richiamando alla vita colui che era morto. La sua giustizia è grazia... Qui ci troviamo davvero di fronte alla svolta portata dal cristianesimo nella storia delle religioni: il Nuovo Testamento non dice che gli uomini si riconcilino con Dio, come del resto dovremmo attenderci, perché sono essi che hanno sbagliato, non Dio. Ci dice invece: "È stato Dio a riconciliare a sé il mondo in Cristo" (2Cor 5,19)" (Joseph Ratzinger).
Il capitolo 15 di Luca ci dice che non è l’uomo che cerca Dio, ma Dio che cerca l’uomo, lo porta sulle sue spalle e lo riaccoglie nella sua casa: è Dio che si assume il gravoso impegno della reintegrazione del figlio prodigo e della pietà onerosa del samaritano (Lc 10, 29-37). "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Gv 3,16). Dio si fa uomo, diventa membro a pieno diritto di questa umanità, ne è addirittura il capo, la testa, e in lui l’umanità intera offre a Dio un sacrificio d’amore: l’obbedienza assoluta a Dio, l’adesione a Dio fino alla morte.

mercoledì 15 luglio 2009

31 - "Io vi dico di non opporvi al malvagio…”

pilato
Pilato, davanti a Gesù, si richiama alla sua autorità: "Non sai che io ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?" (Gv 19,10). Ma Gesù rifiuta l’assoluto di questa autorità, ne subisce le inique conseguenze senza ribellarsi e s’incammina verso il Calvario portando la sua croce.
L’insegnamento di Cristo è inequivocabile: "Io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e a chi ti vuole chiamare a giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due..." (Mt 5,39-41).
Secondo Cristo il rimedio contro le forme di oppressione e contro l’arroganza dei poteri politici e religiosi non è la lotta, ma la debolezza e l’umiltà dell’amore, la debolezza e l’umiltà di Dio. Il solo rimedio è uccidere l’odio, prima di tutto nel proprio cuore.
Su questa linea è l’insegnamento della Chiesa: "Oggi gli uomini aspirano a liberarsi dal bisogno e dalla dipendenza. Ma questa liberazione s’inizia con la libertà interiore che essi devono ricuperare dinanzi ai loro beni e ai loro poteri; essi mai vi riusciranno se non tramite un amore che trascenda l’uomo e, di conseguenza, tramite una effettiva disponibilità al servizio. Altrimenti, e lo si vede fin troppo, anche le più rivoluzionarie ideologie otterranno soltanto un cambio di padroni: insediati a loro volta al potere, i nuovi padroni si circondano di privilegi, limitano le libertà e permettono che si instaurino altre forme di ingiustizia" (Paolo VI, Octogesima adveniens, 45; 14 maggio 1971).
"La Chiesa reputa certamente importante e urgente edificare strutture più umane, più giuste, più rispettose dei diritti della persona, meno oppressive  e meno coercitive, ma è cosciente che le migliori strutture, i sistemi meglio idealizzati diventano presto inumani se le inclinazioni inumane del cuore dell’uomo non sono risanate, se non c’è una conversione del cuore e della mente di coloro che vivono in queste strutture o le dominano. La Chiesa non può accettare la violenza, soprattutto la forza delle armi, né la morte di chicchessia, come cammino di liberazione, perché sa che la violenza chiama sempre la violenza e genera irresistibilmente nuove forme di oppressione e di schiavitù più pesanti di quelle dalle quali essa pretendeva liberare. Lo dicemmo chiaramente nel nostro viaggio in Colombia: "Vi esortiamo a non porre la vostra fiducia nella violenza né nella rivoluzione; tale atteggiamento è contrario allo spirito cristiano e può anche ritardare, e non favorire, l’elevazione sociale alla quale legittimamente aspirate" (Discorso ai campesinos, 23-8-1968); "Dobbiamo dire e riaffermare che la violenza non è né cristiana né evangelica e che i mutamenti bruschi o violenti delle strutture sarebbero fallaci, inefficaci in se stessi e certamente non conformi alla dignità del popolo" (Discorso per la "Giornata dello sviluppo" Bogotà 23-8-1968) (Paolo VI; Evangelii nuntiandi, 36-37; 8 dicembre 1975).
"La liberazione che proclama e prepara l’evangelizzazione è quella che Cristo ha annunziato e donato all’uomo mediante il suo sacrificio" (Paolo VI; EN. 38).ecce_homo

lunedì 6 luglio 2009

30 - "Senza dolore non si vive nell’amore".

L’uomo si supera solo attraverso la soffer!cid_00301C54C1CA43EFB30DE93F4E39B211@PCLuciaenza.  
Vivere è amare; amare è morire. Amare significa uscire da se stessi, dimenticarsi, sacrificarsi, cancellarsi, negarsi, per gli altri. La morte rappresenta l’annullamento completo di sé; se è accettata, è il vertice dell’amore. La morte per gli altri è la sola testimonianza irrefutabile d’un amore senza egoismo. Dio muore per amore verso gli uomini; l’uomo è chiamato a morire per amore verso Dio e verso i fratelli. È questo l’amore infinito perché "nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15,13).
jesus2Sfortunatamente il nostro amore non è infinito, non è libero  dall’egoismo, non è puro. La soffere nza è il solo mezzo per la nostra purificazione, il mezzo per ridurre in noi stessi l’egoismo e generarvi l’amore. La sofferenza non è qualcosa di accidentale o di incidentale, ma è la via. Per il credente, la sofferenza non è assolutamente un’assenza di Dio, ma una presenza d’amore. L’autore della "Imitazione di Cristo" dice: "Senza dolore non si vive nell’amore".
"Come nessuno ama Dio senza soffrire, così nessuno vede Dio senza morire... Nessuna volontà è buona se non è uscita da sé per lasciare tutto lo spazio all’invasione di quella di Dio" (Maurice Blondel).
Gesù non ha subìto una morte qualsiasi per motivi indefiniti. Fu arrestato, giudicato, condannato e ucciso per motivi precisi e da poteri ben determinati.
Il conflitto fra Gesù e i ca pi del popolo scoppia violento fin dai primi incontri (Mc 1,6-12; 3,1-6) e diventerà sempre più insanabile, fino all’uccisione di Gesù. Il complotto degli uomini contro Gesù prende tutto il vangelo e sfocia in due processi lungamente particolareggiati. Gesù crocifisso non è altro che Gesù condannato dai poteri civili e religiosi.gesu298
Gesù perde il processo religioso davanti alla sua chiesa: è un falso profeta. Il Dio che egli rivela, il Dio che egli è o pretende di essere, non è il Dio della sua chiesa ebraica.
Gesù guarda l’uomo, i suoi interessi, la sua salvezza. Per i suoi avversari invece sono importanti la legge, la tradizione, la burocrazia, le scartoffie... I suoi avversari non si preoccupano affatto dei peccatori, dei poveri, ma solo della legge e della sua applicazione. Gesù proclama: "Il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!" (Mc 2,27). L’uomo religioso di allora faceva di Dio il nemico dell’uomo. La rivolta di Gesù contro i padroni della legge (scribi, farisei, sadducei, classi dominanti) è una rivolta in favore dei piccoli, oppressi da un giogo insopportabile. Le sette lamentazioni rivolte agli scribi e ai farisei: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti" (Mt 23,13-32) con le motivazioni addotte, sono un ottimo quadro riassuntivo della situazione di allora.
Gesù perde il processo civile davanti all’autorità politica. Pilato dichiara ben tre volte: "Io non trovo in lui nessuna colpa" (Gv 18,38; 19,4.6), ma "ebbe paura crescente" (Gv 19,8) "e lo consegnò loro perché fosse crocifisso" (Gv 19,16).
jesusDio è condannato dai poteri. Condannato perché vuole essere libero e liberatore. Il peccato del mondo è soprattutto il potere che schiaccia il debole e condanna l’innocente; il potere pubblico o privato che domina invece di servire, che sfrutta invece di amare.
Fu chiesto a Raoul Follereau: "Quando scriveste a Krusciov e a Eisenhower, che, se avessero rinunciato a un apparecchio da bombardamento ciascuno, si sarebbero potuti curare tutti i lebbrosi del mondo, avete avuto risposta? Rispose: No... Nella potenza e nella ricchezza esiste un confine oltre il quale non si è più né americani né russi, né cristiani né atei: si è potenti, si è ricchi; si è disumanizzati".

Il Santo Natale - Commento di padre Fernando Armellini

Diffondi la Parola - Natale del Signore - 25 dicembre 2011

I Dehoniani

Watch live streaming video from dehoniani at livestream.com