martedì 27 gennaio 2009

9 - DIO è Amore. La Sua onnipotenza è l’onnipotenza dell'Amore


Dio è amore: è questa la sua definizione, la sua natura. Volendolo definire diversamente, ci troveremo di fronte un dio falso, un dio che non esiste. "Quando usciamo dalla sfera propria dell’amore e, lavorando di fantasia, introduciamo in Dio elementi estranei all’amore, quando pensiamo che l’amore è qualcosa in Dio o un aspetto di Dio e non Dio stesso, allora ci costruiamo un idolo" (F. Varillon).
Certo, Dio è potente, sapiente, santo, giusto e tutto quello che si può dire di buono e di bello. Ma, "potente, sapiente, santo, ecc." sono aggettivi e non devono diventare sostantivi. Dio è amore. Il nostro Dio-Amore è potente, sapiente, santo, giusto... all’infinito. È amore e nient’altro! È puro amore.
L’amore non è un attributo di Dio: è la sua sostanza, e tutti gli attributi di Dio sono gli attributi dell’amore.
Rifiutiamo coraggiosamente il Dio onnipotente per accogliere il Padre onnipotente, l’Amore onnipotente!
L’amore del mio Dio è antecedente, gratuito, senza ragione, incondizionato. Non ha altro motivo che il desiderio di Dio d’amarmi, come è di ogni amore paterno o materno.
I genitori, degni di questo nome, sognano il loro figlio prima ancora di averne visto il volto. Non lo conoscono ancora, non sanno nemmeno se sarà maschio o femmina; sanno solo che sarà "il loro bambino". Amore meraviglioso che non aspetta di conoscere l’altro per amarlo, che si offre all’altro qualunque esso sia: maschio, femmina, sano, malato; amore che non verrà meno per tutta la vita e per nessuna ragione. È di questo tipo, e infinitamente migliore, l’amore del Padre che è nei cieli: non presuppone nulla da parte mia. Per darsi non aspetta che io lo ami; per amarmi, non aspetta che io sia amabile. Il suo amore non è per nulla una risposta: è antecedente, primo, sovranamente indipendente, incondizionato.
Anche l’amore dei fidanzati e degli sposi non è gratuito né incondizionato, perché è reciprocità. La gratuità totale ed eterna dell’amore è l’onnipotenza del solo amore paterno di Dio.
"Dio è povertà assoluta: in lui non c’è traccia di avere, di possesso. Eternamente il Padre dice al Figlio: tu sei tutto per me. Il Figlio risponde al Padre: tu sei tutto per me. È Dio il più povero di tutti gli esseri. O, se preferite, dite pure che Dio è il più ricco, ma ricco in amore, non in avere. Ora, essere ricco in amore ed essere povero è esattamente la stessa cosa perché l’amore è dono, non possesso. Colui che ama di più è anche il più povero. L’infinitamente amante, Dio, è infinitamente povero. Dio è un infinito di povertà e di umiltà" (F. Varillon).

lunedì 19 gennaio 2009

8 - Poter chiamare Papà, il buon DIO...


La Bibbia, rivelandoci che Dio è Padre, ha letteralmente capovolto l’idea che gli uomini avevano della maestà di Dio. Poter chiamare "papà", il buon Dio, non per modo di dire, ma perché è proprio così, apre veramente i nostri cuori ad una gioia indicibile: "Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!" (1Gv 3,1).
Affermare che Dio Padre è onnipotente non è un modo per negare la sua tenerezza e rimetterci sotto l’incubo della sua maestà. Quando eravamo bambini pensavamo istintivamente che il nostro papà era onnipotente, o quasi. Ci sollevava in alto come fuscelli; le sue braccia erano così forti da portare il mondo. Questa forza ci incantava, ci dava sicurezza, non ci faceva paura: era la forza dell’amore del nostro papà!
Il nostro Padre onnipotente è il "Signore Dio dell’universo". Tutto questo non solo non ci atterrisce, ma, al contrario, ci esalta perché Dio, come ogni padre degno di questo nome, mette tutto se stesso e le sue qualità al servizio dei suoi figlioli e a loro difesa.
La visione cristiana di Dio salda in lui gli estremi opposti: la potenza assoluta e l’amore assoluto, la distanza assoluta e la prossimità assoluta, l’essere assoluto e liberissimo e l’essere legato all’uomo con il quale Dio si è mirabilmente compromesso.
Il nostro Padre onnipotente, con l’incarnazione del suo Figlio, ha messo sotto i nostri occhi, non a parole ma con i fatti, la vera immagine della sua onnipotenza.
La piena spiegazione della prima parte del credo l’avremo nella seconda parte. Il significato dell’onnipotenza del "Signore Dio dell’universo" diventerà chiaro, in modo inatteso e sconvolgente, solo presso la mangiatoia di Betlemme, la bottega del carpentiere di Nazaret e la croce del Calvario.
Di fronte a fatti simili, i più profondi pensatori sono completamente sconcertati. Ciò che avevano detto di Dio con le loro parolone astratte forse non è falso, forse è anche vero, ma è tanto marginale! Conosciamo in che cosa consiste la sovranità di Dio solamente quando l’Onnipotente si spinge all’estremo limite dell’impotenza: bimbo che vagisce in una stalla, piagato che agonizza su un patibolo infame.
"Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" (1Gv 4,8-10).
Di fronte a simili spettacoli, di fronte a un Dio "servo" e "vittima" siamo costretti a rivedere tutte le nostre nozioni di potenza, di sovranità, di signoria. Dio ci rivela che la potenza di Dio è il contrario della potenza dell’uomo. Gesù ci rivela che la potenza suprema è quella che può completamente rinunciare alla potenza: la sua forza non deriva dalla violenza, ma dall’amore. Ora, nella logica dell’amore, il più piccolo è sempre il più grande, il più debole il più forte, il servo è il signore... E, inversamente!

giovedì 15 gennaio 2009

7 - Padre di tutti e di ciascuno

In ogni pagina della Bibbia cogliamo l’azione paterna di Dio in mezzo agli uomini suoi figli. Dio non fa chiacchiere d’amore, non si perde in vuote dichiarazioni come i paternalisti. Si chiama "Io-Sono-qui" (Es 3,14), e la sua grande famiglia ne constata la presenza e l’azione potente negli avvenimenti della propria vita. Solo successivamente Dio parla per far capire chi egli è: "Non è lui il padre che ti ha creato, che ti ha fatto e che ti ha costituito?" (Dt 32,6).
Israele è sì un figlio degenere, ma un figlio che sa a chi rivolgersi, che sa quale corda toccare: "Dove sono il tuo zelo e la tua potenza, il fremito della tua tenerezza e la tua misericordia? Non forzarti all’insensibilità perché tu sei nostro padre... Tu, Signore; tu sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore" (Is 63,15-16). E la fiducia di questo Israele impenitente avrà sempre l’ultima parola perché Dio ha un debole per lui: "Non è forse Efraim un figlio caro per me, un mio fanciullo prediletto? Infatti, dopo averlo minacciato, me ne ricordo sempre più vivamente. Per questo le mie viscere si commuovono per lui, provo per lui profonda tenerezza. Oracolo del Signore" (Ger 31,20). Pedagogo paziente, perché Padre perfetto, Dio nell’Antico Testamento ha svelato solo una piccola parte del mistero infinito della sua paternità.
Attraverso la storia dell’Antico Testamento si è rivelato Padre solo di un gruppo particolare, del popolo d’Israele. Ma la rivelazione del Vangelo, di tutto il Nuovo Testamento è questa: Dio è Padre di tutti i popoli, di tutti gli uomini; è Padre d’ogni uomo di qualunque razza e di qualunque colore, del buono e del peccatore, dell’"ultimo". Il Padre che è nei cieli mi conosce personalmente, pensa a me e mi ama. Io, che forse sono senza importanza per tutti, non sono senza importanza per lui; io conto molto per lui.
Padre "celeste" o Padre che sei nei "cieli" non significa affatto Padre tra le nuvole, lontano, altrove rispetto a noi. Non esiste un altrove. Tali termini sono un’espressione di san Matteo in sostituzione del termine "Dio" che non si osava pronunciare in ambienti giudeo-cristiani; significano, quindi, "Padre Dio", Padre nostro che sei Dio. S. Teresa di Lisieux traduceva "Padre nostro che sei nei cieli" così: "Papà, che sei il buon Dio".
"Papà, il buon Dio" si occupa di ciascuno come se fosse il suo unico figlio. "Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia! Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!" (Mt 10,29-31).
Così la preoccupazione per l’alloggio, il cibo, il vestito è superata per un figlio di Dio. Certo, sono necessari il lavoro, la previdenza, ma l’affanno no: "Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno... Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena" (Mt 6,32-34).
Dio è Padre di tutti. Tutti sono figli del buon Dio: il nero e il bianco, l’arabo e l’israeliano, il bandito e il santo, il credente e il miscredente. Egli ama tutti con lo stesso cuore paterno e comanda a noi di fare altrettanto: "Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? ... Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5,44-47).

lunedì 5 gennaio 2009

6 - Padre Onnipotente


Dio ama ogni uomo e non lascia da parte nessuno. Cristo, "la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Gv 1,9), proietta su ciascuno un inizio di rivelazione. Non dobbiamo mai dimenticarlo: Cristo illumina ogni uomo. Il balbettio dei pagani, dei filosofi, dei sapienti, ogni conquista del pensiero umano sulla conoscenza di Dio è già un approccio con Dio. Ma per passare dal "dio ignoto" (At 17,23) alla conoscenza del vero Dio è necessario accogliere la rivelazione che questo Dio fa di se stesso attraverso la storia e in Gesù di Nazaret, nella Chiesa.
"Io credo in Dio Padre onnipotente". Notate! Noi non crediamo in Dio onnipotente. Noi crediamo in Dio Padre, professiamo il Padre onnipotente. Il termine Padre cambia tutto. "Dio" non ha più il significato di prima; e nemmeno l’attributo "onnipotente". Padre, infatti, è un essere amoroso e Dio, così, è un Dio d’amore. Nient’altro. Un Dio-Padre-Amore onnipotente.
Dio è il tenerissimo Padre di tutti e di ciascuno, la fonte di ogni paternità e maternità in cielo e sulla terra. "Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti" (Ef 4,6). "Piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome" (Ef 3,14-15).
Gesù ci ha insegnato a parlare con Dio chiamandolo "Padre nostro" (Mt 6,9). Prima di morire, Gesù riassume la sua vita e la sua missione con queste parole: "Padre, ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini" (Gv 17,6).
Il Dio rivelato dalla Bibbia è allo stesso tempo maestoso e familiare: Dio è la maestà, Padre la familiarità. La parola di Dio quando ci rivela il Padre non si richiama alla nostra esperienza di figli nei confronti dei nostri genitori. Ci rimanda invece alla nostra esperienza adulta di padre e di madre nei confronti dei nostri figli: "Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai!" (Is 49,15). "Quando Israele era giovinetto, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio. Ma più lo chiamavo, più si allontanava da me... A Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore; ero per loro come chi solleva un bimbo alla guancia; mi chinavo su di loro per dargli da mangiare" (Os 11,1-4). "Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede pane, gli darà una pietra?... Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono" (Lc 11,11-13). Altri testi: Is 66,13; Sal 103,13; Pr 3,11-12; Lc 15,11-32; ecc.
Il filone sotterraneo della rivelazione è qui; questa è la chiave che ci apre il mistero di Dio: Dio-Padre rimanda all’esperienza dei genitori. All’esperienza dei genitori amorosi di cui la terra è piena, all’esperienza della tenerezza paterna e materna che i figli a loro volta proveranno quando saranno diventati adulti e sentiranno ciò che prima ignoravano quasi completamente: che cosa significa essere padre o madre.
Balzac fa dire al suo Papà Goriot: "Io ho veramente compreso ciò che poteva significare essere Dio, solo quando sono diventato padre". Dobbiamo aggiungere che anche i padri e le madri possono guardare al Padre celeste in una falsa ottica. Infatti la paternità o maternità umane, per quanto splendide, non possono "dare il la" a Dio. La cosa si pone nei termini opposti: la paternità di Dio viene per prima; questa paternità è fonte d’ogni paternità in cielo e sulla terra (Ef 3,15). Dio-Padre non è ad immagine dell’uomo-padre, ma è l’uomo che è creato ad immagine di Dio. Dio è infinitamente più Padre di quanto lo sia il migliore dei padri tra gli uomini. L’esperienza così eloquente della paternità umana ci può aiutare a intravedere ciò che può essere la paternità divina. Tuttavia il cuore paterno e materno è solo un pallido raggio dell’amore paterno di "Dio Padre onnipotente". In verità solo Dio è padre: "Non chiamate nessuno padre sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello dei cieli" (Mt 23,9).

Il Santo Natale - Commento di padre Fernando Armellini

Diffondi la Parola - Natale del Signore - 25 dicembre 2011

I Dehoniani

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