sabato 30 ottobre 2010

3. Pane e vino

Eucaristia 6
Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: "Prendete, questo è il mio corpo". Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse: "Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza, versato per molti. In realtà vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio" (Mc 14,22-25).
Il pane e il vino sono gli alimenti base, simbolo di tutti gli altri, almeno nella nostra civiltà occidentale. Al Padre si chiede il pane quotidiano, cioè, tutto ciò che è necessario alla vita. Il vino, poi, è necessario per un pasto completo e festoso: Il vino è come la vita per gli uomini, purché tu lo beva con misura. Che vita è quella di chi non ha vino? Questo fu creato per la gioia degli uomini. Allegria del cuore e gioia dell’anima è il vino bevuto a tempo e a misura (Sir 31,27-28). …

Per preparare la vita e la festa eterna Gesù prende il pane e un calice di vino. Il pane e il vino sono frutti della terra. Radicati nella terra, vi raccolgono tutte le energie profonde e oscure del suolo per viverne e farcene dono. Fanno proprie tutte le energie del cielo: assimilano la pioggia e il vento, la luce e il calore, i raggi e le forze cosmiche. Nel frumento e nell’uva si dà appuntamento tutto l’universo. Così il cosmo intero si concentra sulla tavola dell’uomo.
Pane e vino sono segni, sacramenti, espressivi e parlanti del sacrificio di Cristo. Il frumento e l’uva, non sfuggono al passaggio attraverso la morte per giungere ad essere pane e vino. Per diventare pane, i chicchi di frumento sono macinati; per diventare vino, i grappoli d’uva sono torchiati e dissanguati. Nella Scrittura e nel linguaggio corrente, la macina e il torchio evocano sofferenza, stritolamento, tortura, sangue versato.
Il grano e l’uva devono fare un cammino di morte per nutrire la vita. Immagine espressiva di Gesù stritolato nella passione, morto in croce, sepolto, risorto e diventato, sotto l’umile apparenza del mangiare, quel pane vivente che fa vivere: l’eucaristia.
Nel pane e nel vino è significata, in modo eloquente per chi la sa intendere, la tragedia di Cristo morto per dare la vita agli altri.
Il pane e il vino, frutti della terra, non sono prodotti grezzi; sono anche frutti del lavoro dell’uomo. "Con il sudore del tuo volto mangerai il tuo pane" (Gen 3,19). Perciò il pane e il vino non sono solamente doni di Dio, ma anche opera della laboriosità dell’uomo. Infatti il pane e il vino sono alimenti elaborati. Il Signore non ha scelto frutti di alberi, carne, miele: di questi se ne cibano anche gli animali. Il pane e il vino non rappresentano soltanto la vita dell’uomo in ciò che ha di più istintivo - nutrirsi -, ma anche di ciò che comporta di più attivo, di più industrioso, di più intelligente. Sono più espressione dell’uomo creatore che dell’uomo consumatore.
Offrendo a Dio il pane e il vino, perché siano trasformati nel suo corpo e nel suo sangue, gli offriamo anche la nostra attività manuale e intellettuale, la nostra storia umana, ed egli le integrerà nel suo sacrificio per comunicare loro una dimensione divina ed eterna.
Il pane e il vino significano le pene e le fatiche degli uomini. Sono stati dei lavoratori a seminare, mietere, macinare, impastare, torchiare...
Sulla nostra tavola e sui nostri altari ci sono i loro sudori e le loro pene. E vi sono rappresentati tutti i lavoratori del mondo. Il sacrificio eucaristico è fatto anche delle loro giornate di fatica, della loro vita che hanno dato per i fratelli. Nativi e immigrati, conservatori e progressisti, credenti e non credenti, capitalisti e socialisti... Insieme.
Sulla tavola eucaristica, come sulla tavola della mia famiglia, trovo così tutta la solidarietà degli uomini nonostante le loro diversità e, addirittura, le loro opposizioni. Tutta questa convergenza degli uomini e delle loro attività nel pane e nel vino è ripresa da Cristo, assunta da Cristo e offerta al Padre in sacrificio. Tutti gli uomini che lavorano si danno perciò convegno, senza saperlo, a messa, in quel pane e in quel vino che sono il frutto del loro lavoro collettivo.
E noi, che lo sappiamo, dobbiamo diventare, insieme con Cristo, gli offerenti coscienti ed estasiati di tutto il cosmo e dell’umanità intera realmente presenti in quel pane e in quel vino. Come questo pane spezzato era prima sparso qua e là su per i colli e, raccolto, divenne una cosa sola, così si raccolga la tua Chiesa dai confini della terra nel tuo regno; poiché tua è la gloria e la potenza per Gesù Cristo nei secoli (Didachè).
L’unità del genere umano, il superamento di tutte le barriere, la pace e quant’altro possiamo desiderare di umano e di divino possono sgorgare solo da questo pane e da questo vino offerti al Padre in sacrificio da Cristo e dalla sua Chiesa.

- segue -

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