martedì 5 ottobre 2010

9. "Se non ti senti chiamato, datti da fare perché il Signore ti chiami"

vieni-a-me Diciamo ora due cose da tener presenti e da vivere:
1 - come gli altri sacramenti, anche la confermazione non è riducibile al rito, cioè non basta ricevere il sacramento e tutto finisce lì. Essa apre una fonte perenne a cui è necessario attingere e bere ogni momento della vita. Il soffio dello Spirito non cadrà, ma è necessario rivolgergli la vela. Lo Spirito Santo, amico e dolce ospite dell’anima non se ne andrà più, ma è necessario non ridurlo al silenzio e lasciarlo agire con la sua forza divina;
2 - confermare dei laici e non metterli in situazione di responsabilità e di servizio nella chiesa significherebbe non sapere ciò che si fa, non capire le conseguenze della confermazione. E non diciamo sbrigativamente che non si trova un posto di lavoro e di servizio per tutti, che non si sa cosa dar loro da fare. Il Signore chiama, tutti i giorni e a tutte le ore, operai per la sua vigna (Mt 20,1-16). Chiama me che ti parlo e te che mi ascolti e che forse ce ne stiamo tutto il giorno oziosi o sottoccupati perché crediamo che nessuno ci abbia presi a giornata. Noi tutti siamo ingaggiati dal giorno del nostro battesimo e della confermazione: non aspettiamo un’altra chiamata, un altro contratto di lavoro perché aspetteremmo invano. E giacché siamo sull’argomento non sarà superfluo ricordare a tutti che il Signore ci chiama a lavorare, non ad impicciare; a servire, non a dominare e a comandare.
Se qualcuno fosse perplesso o non si sentisse chiamato, ricordi la frase di sant’Agostino: "Se non ti senti chiamato, datti da fare perché il Signore ti chiami".

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