venerdì 3 dicembre 2010

7. Eucaristia - Sacramento della Pasqua

    L'ultima cena
L’eucaristia sacramento dell’alleanza è anche il sacramento della pasqua. La vigilia della sua passione Gesù afferma: Ho desiderato ardentemente di mangiare questa pasqua con voi, prima della mia passione (Lc 22,15). Istituisce l’eucaristia proprio durante la pasqua ebraica. Egli stesso indica esplicitamente il riferimento dell’eucaristia alla pasqua ebraica. Non è possibile ignorare questi collegamenti. Non è possibile capire la Pasqua cristiana ed espressioni come Cristo, nostra Pasqua è stato immolato (1Cor 5,7), se non sappiamo che cosa ha riempito il cuore di Cristo e degli apostoli durante la pasqua dell’ultima cena. Che cos’era per loro la Pasqua?
Questa festa di origine cananea risale molto tempo prima dell’esodo dall’Egitto. Ha la stessa età della primavera, dei greggi e dei pastori. È il sacrificio di Abele (Gen 4,4). ...
 In origine, la pasqua è una festa di famiglia. La si celebra di notte, nel plenilunio dell’equinozio di primavera, il 14 del mese di abib o delle spighe (chiamato nisan dopo l’esilio). Si offre a Dio un animale giovane, nato nell’anno, per attirare le benedizioni divine sul gregge. La vittima è un agnello o un capretto, maschio, senza difetti; non gli si deve spezzare nessun osso. Il suo sangue è posto, in segno di preservazione, all’ingresso di ogni dimora.
La sua carne è mangiata con rispetto in segno di comunione con Dio.
Forse il termine pasqua deriva da una festicciola sacrificale attorno all’agnello o al fuoco (pasah ha, tra gli altri, questo significato: eseguire una danza rituale attorno a un sacrificio: cf. 1Re 18,26).
L’Esodo darà poi a questa festa il suo significato definitivo: la pasqua nomade diventerà la pasqua ebraica. Ricorderà l’uscita dall’Egitto, la liberazione, l’alleanza rinnovata sul Sinai...
Sarà la festa, sempre attuale, dell’onnipotenza e dell’amore di Jahvè, per il passato, per il presente e per il futuro.
Gli ebrei (parola che significa: stranieri in un paese che non è il loro paese d’origine; quelli che vengono da altrove) vivono quattrocento anni in Egitto.
Verso il 1310 a.C. il faraone Seti I° inizia a sviluppare il delta del Nilo per la coltura intensiva del grano e la costruzione di città-deposito per il commercio. Il successore Ramses II° ricorre alla schiavitù: gli ebrei sono costretti a lavorare duramente...
Sul monte Sinai (chiamato anche Oreb) Mosè esperimenta Dio come presente in un roveto ardente, un Dio che gli rivela il suo nome: Dio disse a Mosè: "Io sono colui che sono!". Poi disse: "Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi" (Es 3,14).
Dio è colui che è, colui che è presente per agire. Propone perciò la fede attraverso atti storici che cambiano l’avventura umana. Sarà questa la caratteristica fondamentale del cristianesimo autentico. Dio non può rinnegare se stesso.
Io sono (Gv 8,58), Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20), dice Cristo. Ed è l’eucaristia che, in primo luogo, assicura sacramentalmente questa presenza. È una presenza attiva, liberante, non sonnifero per privilegiati, incoscienti e linfatici. Il Dio dell’eucaristia è in testa ad un cammino di liberazione. Comunicarsi significa partire, camminare al seguito di, più che adorazione o culto. Il cammino del popolo al seguito di Jahvè, il cammino del cristiano al seguito di Cristo, fino alla morte, sono la forma della stessa fede, sono lo stesso movimento, lo stesso viaggio che continua.Il pasto dell’agnello pasquale (Es 12) comprende circostanze e elementi tipici, che vanno riconosciuti e rivissuti nell’eucaristia.
La nostra eucaristia deve essere una pasqua, un passaggio. Noi non siamo di quaggiù. Sacrificio-dell'agnelloNon siamo sedentari, insediati, ma nomadi. La comunione è un cibo di viaggio, un pasto di tappa, per camminare senza venir meno fino al termine della traversata. Cristo crocifisso è il vero agnello pasquale. Paolo lo celebra come nostra pasqua (1Cor 5,7). Pietro ci ricorda che siamo stati liberati con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia (1Pt 1,19). Giovanni Battista lo presenta come l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo (Gv 1,29). L’evangelista Giovanni sottolinea che i giudei hanno celebrato la pasqua la sera del venerdì santo; hanno perciò immolato l’agnello nel pomeriggio, proprio nell’ora della morte di Gesù; e conclude il suo racconto su un dettaglio che fa, dell’immolazione dell’agnello, una profezia dell’immolazione di Gesù: Questo avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso (Gv 19,36). Nell’Apocalisse, infine, il salvatore ci è presentato per una trentina di volte come un agnello immolato e sempre vivo, in piedi, e signore della storia.
Gesù, l’agnello di Dio, nel suo sacrifico pasquale, nella sua cena pasquale: questa è la messa. Un popolo, la Chiesa, ha la vita eterna perché mangia la sua carne e beve il suo sangue (cf. Gv 6,53-58).
Il popolo di Dio passa dalla schiavitù dell’Egitto alla terra promessa attraverso il deserto. Il deserto è il passaggio obbligato verso la terra delle promesse. Per gli ebrei fu il periodo del meglio e del peggio: del meglio per il cammino con Dio, per la povertà senza attaccamento, per l’alleanza del Sinai; del peggio per gli sguardi indietro verso le pentole dell’Egitto, per il vitello d’oro, per la prostituzione e le apostasie (Nm 20-25). Allora come oggi. Infedeltà dell’uomo, della Chiesa, e pazienza e perdono di Dio. Questi tratti duraturi, ciclici, rimarranno, fino alla fine dei tempi, le caratteristiche del cammino della coppia dell’alleanza: l’uomo e Dio. La liberazione non ha mai termine; le purificazioni del deserto sono sempre da ricominciare; le misericordie gratuite del Signore non si stancano; la terra promessa è sempre da conquistare...
Tutto questo passaggio inaugurato con la pasqua ebraica, che apre il ciclo dell’esodo, continua e si consumerà nella pasqua della nuova ed eterna alleanza.
La carne dell’agnello e il pane azzimo della prima pasqua dell’esodo saranno sostituiti, durante il cammino, dalla manna miracolosa (Es 16).
Sfamasti il tuo popolo con il cibo degli angeli, dal cielo offristi un pane già pronto senza fatica, capace di procurare ogni delizia e soddisfare ogni gusto. Questo tuo alimento manifestava la tua dolcezza verso i tuoi figli; esso s’adattava al gusto di chi lo inghiottiva e si trasformava in ciò che ognuno desiderava (Sap 16,20-21).
La manna cesserà di cadere solo dopo la celebrazione della prima pasqua nella terra promessa (Gs 5,10-12).
Essa era immagine di un’altra manna, di un altro pane disceso dal cielo. Disse Gesù: Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo (Gv 6,48-51).
La traversata del deserto è seguita dal più grande evento della storia ebraica: il rinnovamento dell’alleanza.
Un tempo essa era stata stipulata con un amico, Abramo; ora è ripresa con il popolo dei suoi discendenti per farne pienamente il popolo di Dio... un regno di sacerdoti e una nazione santa (Es 19,5-6).
Il Signore darà a Mosè il decalogo (le dieci parole) e il codice dell’alleanza. Il popolo acconsente. Resta da suggellare il patto nella formula dovuta (Es 24): con un sacrificio inserito in un rito di alleanza.
Mosè... costruì un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù di Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti d’offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione per il Signore. Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare. Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: "Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo!". Allora Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: "Ecco il sangue dell’alleanza, che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!" (Es 24,4-8).
Si tratta di diventare fratelli di sangue, sposi di sangue.
Il sangue delle vittime è perciò versato sia sull’altare che rappresenta Dio, sia sul popolo raffigurato dalle dodici stele: ormai un unico sangue, un’unica vita circolano nelle due parti contraenti e fanno, dei due, come un solo essere vivente.
Nelle vene del Figlio di Dio diventato figlio di Abramo, circolerà infatti un solo sangue, che sarà il sangue dell’ebreo e il sangue di Dio. Un vero sangue d’uomo sarà il vero sangue di Dio.
È il sangue dell’alleanza, versato nell’unico sacrificio, il sacrificio della croce e della messa. Il sangue del pasto eucaristico: Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue versato.
Comprendo la vostra fatica nel seguire fino a questo punto i precedenti della pasqua celebrata da Gesù. Ma non è certamente di poca importanza, se vogliamo comprendere il mistero eucaristico, riflettere che, per gli apostoli presenti all’ultima cena e più ancora per Gesù, la festa che celebravano, commemorava tutta la storia della salvezza passata come è raccontata nella nostra Bibbia, dal primo versetto della Genesi: In principio Dio creò il cielo e la terra, e tutta la storia della salvezza futura, fino all’ultimo versetto dell’Apocalisse: Vieni, Signore Gesù.
La messa è un memoriale; commemora tutta la storia della salvezza.
Memoriale, imprimersi nella memoria, ricordare, è un richiamo sia per gli uomini che per Dio:
- un richiamo per gli uomini dei benefici di Dio operati nel passato; per ridestare il ringraziamento e la fedeltà;
- un richiamo per Dio di tutto ciò che ha operato; perché si ricordi del suo amore.
Il ricordo di Dio però non è una semplice evocazione del passato.
Dio non rumina i suoi ricordi. Il suo ricordo è sempre un intervento nuovo e attuale del suo amore. Quando Dio si ricorda avviene qualcosa: viene creata una nuova situazione. Celebrare un memoriale del passato significa provocare un evento reale nel presente, e non una semplice evocazione.
La pasqua del Nuovo Testamento, l’eucaristia, riveste perciò anche questo duplice aspetto dinamico di ringraziamento da parte dei cristiani e di impegno salvatore da parte di Dio.
L’eucaristia è la grande azione di grazie al Padre per tutto ciò che egli ha compiuto nella creazione, nella redenzione e nella santificazione; per tutto ciò che egli compie ora nella Chiesa e nel mondo, nonostante il peccato degli uomini; per tutto quanto compirà nel portare il suo regno alla pienezza (Consiglio ecumenico delle Chiese). La messa è quindi il memoriale della morte e risurrezione di Cristo, della sua pasqua, nella quale è confluita la pasqua ebraica con tutti i suoi memoriali dalla creazione fino a Gesù. Non solo, ma è anche la celebrazione degli ultimi tempi, il tempo della Chiesa, fino alla creazione definitiva, la nascita definitiva degli uomini e del mondo finalmente liberati (cf. Rm 8,18-25). Secondo la promessa (di Dio), noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova,Il trono dell'Agnello nei quali avrà stabile dimora la giustizia (2Pt 3,13).
Come l’ago magnetizzato è rivolto verso il polo, anche a distanza di migliaia di chilometri, così l’Antico Testamento è rivolto verso la persona del Cristo, il Cristo della pasqua, il Cristo delle nostre eucaristie. Il passato, il presente e il futuro confluiscono in lui: Io sono l’alfa e l’omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente (Ap 1,8).

- segue -

Nessun commento:

Il Santo Natale - Commento di padre Fernando Armellini

Diffondi la Parola - Natale del Signore - 25 dicembre 2011

I Dehoniani

Watch live streaming video from dehoniani at livestream.com