martedì 15 giugno 2010

7. "Siamo chiamati figli di Dio e lo siamo realmente" (1Gv 3, 1)

205qmc7 Dice il Concilio Vaticano II: "Mediante il battesimo, gli uomini vengono inseriti nel mistero pasquale di Cristo: con lui morti, sepolti e risuscitati ricevono lo spirito dei figli adottivi "nel quale esclamiamo: abbà, Padre!" (Rm 8, 15), e così diventano i veri adoratori che il Padre ricerca" (SC 6).
San Paolo ci ricorda che "siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo" (1Cor 12, 13). San Giovanni insegna che il battesimo ci innesta in Cristo per costituire con lui e fra di noi l’unica vite dai molti tralci (Gv 15). E san Tommaso d’Aquino ci insegna che la grazia santificante è una grazia fraterna. ...

La grazia è una comunione, una "unione con". Il Padre e il Figlio risorto mandano il loro Spirito: e noi siamo battezzati nell’acqua e nello Spirito Santo. Questo Spirito è l’amore vicendevole, è la comunione del Padre e del Figlio. Lo Spirito ci mette dunque in comunione di vita e di esistenza con il Padre e con il Figlio che è nostro fratello: entriamo nell’unità dello Spirito Santo.
Lo Spirito che è in noi ci rende figli del Padre, partecipi della stessa vita misteriosa e divina del Figlio per cui "siamo chiamati figli di Dio e lo siamo realmente" (1Gv 3, 1). Figli del Padre come Gesù e suoi fratelli in comunione fraterna con lui e con tutti gli altri figli di Dio. La grazia santificante è una grazia di fraternità. Scrive san Giovanni: "La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo… e siamo in comunione gli uni con gli altri" (1Gv 1, 3-7). Il battesimo è il sacramento di questa "unione con". È questa comunione con il Padre e con il Figlio, questa comunione gli uni con gli altri, che distrugge il peccato, automaticamente: come la luce annienta le tenebre, come l’unione distrugge la disunione. Perché il peccato è la disunione.
L’impegno urgente in favore del battesimo e dei nuovi battezzati è quello rifare delle comunità cristiane in cui circoli visibilmente questa grazia filiale e fraterna che è la grazia sacramentale del battesimo. Se il peccato è disunione, "rottura con", il battesimo, che è l’antidoto del peccato, deve produrre "unione con", unione con tutti, amore reciproco con tutti: questo significa essere cristiani. Gesù ha detto: "Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13, 34-35).
I cristiani devono essere convinti che la vita cristiana è innanzitutto comunione, unione d’amore con tutti. La comunità cristiana accoglie i nuovi battezzati e crea loro, man mano che crescono, un ambiente vitale impregnato di calore umano e di spirito evangelico. È nella comunità cristiana che gli uomini possono e devono trovare quel regno di Dio proclamato nelle beatitudini in cui sono beati i poveri, i miti, i puri, i misericordiosi, gli operatori di pace…; quel regno così diverso da quello del "mondo" in cui trovano considerazione e vengono proclamati beati i ricchi, i potenti, i forti, quelli che possono piegare la giustizia umana ai loro interessi.
Bisogna veramente "fare un passaggio": dalla carne allo Spirito. "Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito" dice il vangelo di Giovanni (Gv 3, 6). E chi ha ricevuto il battesimo è nato dallo Spirito e deve vivere secondo lo Spirito.
Scrive san Paolo: "Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata" (Ef 5, 25-27). È nel battesimo che Cristo rende santa la sua chiesa, la purifica, la lava e la rende gloriosa, santa e immacolata.
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