venerdì 9 aprile 2010

7 - Dacci oggi il nostro pane quotidiano

image Durante la sua vita mortale Gesù nutrì le folle con la parola di Dio, ma sentì ugualmente forte il problema della fame e della mancanza di pane: “Sento compassione di questa folla, perché già da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare. Se li mando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono da lontano” (Mc 8,2-3).
Nel Padre nostro Gesù ci esorta a chiedere il necessario sostentamento della vita, non da egoisti, ma secondo lo spirito del Vangelo. Leggiamo nel vangelo secondo Matteo: “Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro che è nei cieli li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro che è nei cieli infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena” (Mt 7,25-34). ...

Noi siamo figli di Dio Padre che conosce i nostri bisogni e provvede: non abbiamo motivo di affannarci. Gesù ci dice: “Chi fra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? O se gli chiede un pesce, darà una serpe? Se dunque voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!” (Mt 7,9-11).
Il richiamo del Padre nostro e di tutto il Vangelo alla provvidenza del Padre celeste ci ricorda che le cose necessarie alla vita sono dono della creazione di Dio il quale ha messo le cose buone da lui create a disposizione di tutti. Il Concilio Vaticano II ci insegna che “Dio ha destinato la terra e tutto quello che essa contiene all’uso di tutti gli uomini e i popoli, così i beni devono, secondo un equo criterio, essere partecipati a tutti, avendo come guida la giustizia e compagna la carità... Perciò l’uomo, usando questi beni, deve considerare le cose esteriori che legittimamente possiede non solo come proprie, ma anche come comuni, nel senso che possano giovare non unicamente a lui, ma anche agli altri. Del resto a tutti gli uomini spetta il diritto di avere una parte di beni sufficienti a sé e alle proprie famiglie. Questo ritennero giusto i Padri e Dottori della Chiesa quando hanno insegnato che gli uomini hanno l’obbligo di aiutare i poveri e non soltanto con il loro superfluo” (GS, 69). A questo proposito il Concilio ricorda una frase dei Padri: “Nutri colui che è moribondo per fame, perché se non l’hai nutrito, l’hai ucciso” (GS 69).
Se dobbiamo essere disposti a dare la vita per gli altri, a maggior ragione dobbiamo dare loro le cose di cui hanno bisogno. “Egli (Cristo) ha dato la vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità” (1Gv 3,16-18). “Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: "Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non dà loro il necessario per il corpo, che giova? (Gc 2,15-16).
Inoltre non basta aiutare gli amici, i buoni, quelli che chiedono con garbo, buona educazione e umiltà. Ma “se il tuo nemico ha fame dagli da mangiare, se ha sete dagli acqua da bere; perché così ammasserai carboni ardenti sul suo capo e il Signore ti ricompenserà” (Pr 25,21-22; Rm 12,20).
Il cristiano si vendica dei suoi nemici facendo loro del bene. Il bene fatto ad un indegno è come fuoco bruciante che lo porta a conversione.
Infine, l’amore che dona deve essere generoso e lieto “perché Dio ama chi dona con gioia” (2Cor 9,7).
Questa quarta richiesta del Padre nostro riguarda però anche un altro pane e un’altra fame. “L’uomo non vive soltanto di pane, ma di quanto esce dalla bocca del Signore” (Dt 8,3), cioè della sua Parola e del suo Soffio. Non esiste solo la fame di pane e la sete di acqua, esiste la fame di Dio (Am 8,11). Per questo il senso specificamente cristiano di questa domanda riguarda il Pane di vita: la Parola di Dio da accogliere nella fede, il Corpo di Cristo ricevuto nell’Eucaristia. “L’Eucaristia è il nostro pane quotidiano... La virtù propria di questo nutrimento è quella di produrre l’unità, affinché, resi Corpo di Cristo, divenuti sue membra, siamo ciò che riceviamo... ma anche le letture ascoltate ogni giorno in chiesa sono pane quotidiano, e l’ascoltare e recitare inni è pane quotidiano. Questi sono i sostegni necessari al nostro pellegrinaggio terreno” (sant’Agostino).
imageAlla folla che lo cercava dopo la moltiplicazione dei pani, Gesù disse: “In verità, in verità, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna... Io sono il pane della vita... Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo... Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno... Chi mangia questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,26-58).
Il Padre nostro è recitato nella Messa come la preghiera migliore per la preparazione alla comunione con il Cristo, pane di vita eterna.
L’uomo vive la vita umana e la vita divina: ha bisogno del pane della terra e del pane del cielo.
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