martedì 23 marzo 2010

5 - Venga il tuo regno

vengailtuoregno Il regno di Dio è l’argomento essenziale della predicazione di Gesù. I Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca) parlano un centinaio di volte del regno di Dio o del regno dei cieli.
Davanti a Pilato, Gesù dichiara: “Il mio regno non è di questo mondo” (Gv 18,36).
Il regno di Dio non è come i regni di questo mondo. Non è conquistato e conservato con le armi, non è il risultato di un successo politico o elettorale. Il regno di Dio è la forza dell’amore di Dio che solleva il mondo dalla perdizione alla salvezza. “Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui” (Gv 3,16-17). “Ringraziamo con gioia il Padre chi ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati” (Col 1,12-13).
Il dominio regale e salvifico di Dio si realizza mediante la liberazione dal peccato, che è il rifiuto della signoria del Padre celeste. ...
Gesù dice a Nicodemo: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3,5).
Dopo la sua risurrezione Gesù si mostrò vivo agli apostoli apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio (At 1,3) e disse loro: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,18-20).
Il regno di Dio non si esaurisce nella storia del mondo, ma avrà il suo vertice quando Gesù verrà come re a pronunziare l’ultimo giudizio di salvezza o di condanna: “Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si sederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sua sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo... (Mt 25,31-34).
San Paolo dopo aver parlato della risurrezione dei morti, continua così: “Poi sarà la fine, quando egli (il Cristo) consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi... E quando tutto gli sarà sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti” (1Cor 15,24-28).
La Gerusalemme celeste sarà “la dimora di Dio con gli uomini. Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno il suo popolo ed egli il Dio-con-loro. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate” (Ap 21,3-4).
Così si concluderà la storia del regno di Dio che noi invochiamo recitando il Padre nostro.
L’avvento del regno di Dio è per tutti gli uomini, perché per tutti è morto Cristo, il quale vuole attirare tutti a sé (Gv 12,32).
Gesù ha detto: “Pregate il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!” (Mt 9,38)
e: “Ho altre pecore che non sono di questo ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore” (Gv 10,14-16).
Questa ansia di Cristo deve diventare la nostra. Dobbiamo pregare e operare perché tutti entrino nel regno di Dio. Il regno di Dio non è ancora completamente realizzato nelle singole persone, nelle famiglie, nella Chiesa e nella società. Non basta emettere sterili lamenti sui mali del mondo. Dobbiamo contribuire con tutte le nostre possibilità a realizzare il regno di Dio, che è “regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, d’amore e di pace” (dal Prefazio della solennità di Cristo re).
Il regno di Dio deve venire in tutto il suo splendore alla fine dei tempi. Perché noi credenti vogliamo pensare con terrore a quei momenti definitivi nei quali si manifesta in tutta la sua potenza l’amore del Padre? Il cristiano aspetta con amore la manifestazione della gloria di Cristo a conclusione della sua vita terrena (2Tm 4,8).
Dicendo Padre, venga il tuo regno noi chiediamo a Dio che l’opera di salvezza giunga a felice compimento per tutti gli uomini.
- segue -

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