martedì 8 dicembre 2009

51 – Saremo giudicati sull’amore

ficoInfine Gesù annuncia che saremo giudicati sull’amore (cf. Mt 25,31-46).
Concludendo, possiamo dire che non troviamo nel vangelo leggi o proibizioni scritte solamente sulle tavole di pietra o in codici, e imposte dall’esterno. Il peccato è la vioIazione libera e voluta della legge dell’amore iscritta nei cuori, infinitamente più penetrante e più esigente di tutti i codici.
Dio è nemico del peccato, ma non è nemico dei peccatori. Anzi! Gesù ci comanda di amare i nostri nemici perché l’ha fatto lui per primo. I contemporanei di Gesù aspettavano un messia vendicatore di Dio (cfr Mt 3,5-10), ma Giovanni Battista avrà la stessa amara sorpresa di Giona (Gn 4,1-11). Dopo quaranta giorni non fu distrutta Ninive ma Giona!
Gesù venne fra i peccatori, anzi come un peccatore fra gli altri (cfr Mt 3,13-17) e si fece battezzare assieme a loro. Fu questo il primo gesto pubblico del Figlio di Dio: un atteggiamento da peccatore, che lo identifica coi peccatori. Lui e i peccatori sono dalla stessa parte; è con loro, per loro, uno di loro, il primo di loro, perché si assume la responsabilità dei peccati di tutti: ne "risponderà" sulla croce. È lui l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (cfr Gv 1,29). Non è venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori (cfr Mc 2,17). ...

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Ormai in ogni uomo, in ogni gruppo umano dal quale salirà a Dio il grido del peccato, avremo una speciale presenza di Gesù Cristo per far salire più forte e più alto il grido dell’amore. Per questo il nostro mondo di peccato non scoppia, né mai scoppierà sotto la collera di Dio. Invece dell’ira divina è arrivato Gesù, e Gesù vuol dire "Dio salva".
Gesù ama i peccatori, "riceve i peccatori e mangia con loro" (Lc 15,2). "Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo" (Lc 15,1). Li cerca, li trova, e ci invita a far festa e a rallegrarci con lui perché "ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione" (cf. Lc 15).
"Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Gv 3,17).
È questo l’insegnamento della commovente parabola del fico sterile (Lc 13,6-9). Il fico sarà tagliato o no? Sarà l’albero a decidere. Adesso è il tempo dell’amore del vignaiolo per quest’albero inutile. È il tempo della pazienza e della speranza del padrone.
Il vignaiolo Gesù raddoppierà sforzi e grazie. Il Signore "usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi" (2 Pt 3,9).
Il tempo della vita e della storia è un tempo di tregua in cui Dio cerca tutti i modi per conquistarsi il cuore dell’uomo. Dio non salva l’uomo senza di lui e tanto meno contro di lui. Il perdono dei peccati non è un gesto di forza, ma un gesto d’amore liberamente accolto.
La remissione dei peccati non risponde a un pentimento dell’uomo; viene prima. Il figlio è completamente perdonato da sempre, ancora prima di aver abbandonato la casa paterna. In principio c’è il perdono di Dio, senza condizioni. "In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" (1 Gv 4,10).
"Dite di lui quello che volete, ma io conosco i mancamenti di mio figlio. Non è affatto perché è bravo che io l’amo, ma perché è il mio bambino. Che sapete della tenerezza che può ispirare, voi che avete la pretesa di fare il conto esatto delle sue qualità e dei suoi difetti? Proprio quando lo debbo punire, egli fa una cosa sola con me stesso. Quando lo faccio piangere, il mio cuore piange con lui. Solo io lo posso rimproverare e punire, perché solo chi ama ha il diritto di castigare" (Tagore).
Quindi "credo la remissione dei peccati" gratuita, data in anticipo, definitivamente e non come risposta a un gesto del peccatore.
"Cristo morì per gli empi... Dio dimostra il suo amore verso di noi, perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (Rm 5,6-8).
Ci eravamo fabbricati un falso Dio incapace di fare per primo quello che ci chiede: presentare l’altra guancia, perdonare ai nemici, amare senza essere amato, perdonare "settanta volte sette" cioè sempre. Gesù ci grida: "Amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro..." (cfr Lc 6,27-38).
Dunque "credo la remissione dei peccati" data prima di ogni mio pentimento, incondizionatamente. Credo che i peccati sono perdonati.
Per perdonare basta Dio: egli è Amore. Ma per riconciliarsi bisogna essere in due. Il Padre potrà abbracciare il figlio, soltanto se questi torna a lui liberamente.
Chi ama di vero amore sa trovare molte strade per arrivare al cuore della persona amata. L’ostinazione di Dio nell’amare e nel perdonare non si lascia battere dall’amore umano, fosse pure grandissimo. "Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati" (1Tm 2,4); "Dio ha tanto amato il mondo... perché il mondo sia salvato" (Gv 3,16-17). Queste e altre parole di Dio sparse abbondantemente nel libro sacro dovrebbero martellarci la mente e cantarci dentro il cuore giorno e notte. Non incapsuliamo Gesù Cristo, la potenza del suo sangue "versato per tutti" e la forza divinizzante della sua risurrezione nei nostri misurini di praticanti gretti. Il male dell’uomo è uno solo: non sa amare. Permettiamo al buon Dio di essere il buon Dio! Non siamo invidiosi perché lui è buono! La sua bontà va oltre la giustizia senza tuttavia ledere la giustizia (cfr Mt 20,1-16).
I sacramenti del battesimo e della riconciliazione sono i mezzi privilegiati della remissione dei peccati. L’unzione degli infermi è un sacramento per la remissione dei peccati (Gc 5,15).
L’eucarestia - a condizione che vi si acceda in buona fede e non in situazione di sacrilegio - rimette i peccati: la comunione è il culmine della riconciliazione con Dio e con la comunità.
La Chiesa, assemblea dei cristiani, ossia ogni gruppo di cristiani, ogni famiglia, è luogo di perdono e di remissione dei peccati.
Ogni bene che è vissuto nella Chiesa è remissione dei peccati: l’amore e il servizio, la preghiera e il lavoro, il sorriso e le lacrime, la sofferenza e la vecchiaia, la giustizia e la carità, la penitenza e l’azione di grazie, la vita e la morte, tutto. La Chiesa è un immenso inceneritore dei rifiuti, delle debolezze e dei peccati quotidiani; un depuratore sempre in attività; una lavanderia provvista di attrezzature modernissime e del detersivo che lava così bianco che più bianco non si può: l’amore di Dio, lo Spirito santo (cfr Gv 20,22-23; Sal 50 o 51).
(segue)

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