giovedì 9 aprile 2009

La morte di Gesù.

28 Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: « Ho sete ». 29 Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30 E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò.

31 Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. 32 Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. 33 Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34 ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.

35 Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. 36 Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. 37 E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

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La morte di Gesù è la manifestazione massima del suo amore, che è l’amore del Padre. In essa il suo amore fedele splende in tutta la sua pienezza. E’ l’amore fino alla fine, che non cessa né si smentisce, capace di superare l’odio mortale.

All’odio sei suoi, che l’hanno condannato a morte e hanno eseguito la sentenza, Gesù risponde ancora con un gesto d’amore: manifestando la propria sete offre nuovamente loro la possibilità di accoglierlo, per evitare che si perdano per sempre. In risposta riceve il gesto dell’odio estremo simboleggiato dall’aceto; quanti lo respingono così pronunciano la loro sentenza.

Gesù beve l’aceto, accettando la morte che l’odio gli infligge, per mostrare la qualità dell’amore suo e del Padre. Viene così completato il progetto creatore: con il suo amore invincibile l’Uomo-Gesù mostra la propria condizione divina. L’atto di amore senza limite lo costituisce fonte di vita liberando la potenza dello Spirito che risiedeva in lui. Lo Spirito, che trasforma l’uomo comunicandogli l’amore fedele, costituisce il fondamento della nuova alleanza.

In questo momento supremo convergono di nuovo le due linee maestre del Vangelo: creazione completata e alleanza nuova, a opera dell’Uomo-Dio, il Messia universale.

Nella morte di Gesù culmina la realizzazione del progetto di Dio sull’uomo. L’Uomo, trasformato dallo Spirito di Dio, che ha risposto fino alla fine al suo dinamismo d’amore, è quello che è capace di donarsi volontariamente per amore degli altri, e che vince l’odio estendendo il suo amore, fino all’ultimo momento, agli stessi nemici che gli danno la morte. E’ così che si trasforma in fonte di vita.

Questa assoluta generosità, che ama fino alla fine senza esigere corrispondenza, è quella che rende l’uomo uguale a Dio, che è amore fedele, gratuito e generoso. Quando l’Uomo sviluppa la sua intera capacità d’amare, comincia il mondo definitivo, lo stadio finale dell’umanità.

Gesù sulla croce è il grande segno verso il quale convergono tutti i segni narrati nel Vangelo, e che dà a tutti la loro spiegazione e il loro pieno significato. E’ la chiave interpretativa della sua attività e la fonte della sua potenza salvifica.

E’ tuttavia paradossale che questo grande segno sia per così dire un anti-segno: un uomo condannato e morto su una croce. Nulla di più lontano da quanto ci si poteva attendere come manifestazione divina. Questo fatto si collega con il rimprovero di Gesù al funzionario regio (Gv 4,48). Questi attendeva da lui “segni prodigiosi”, quelli di un Dio situato al di fuori della storia e della stessa creazione, che in ogni suo intervento rompe il corso normale dei fatti ed è percepito come presenza abbacinante.

Come nella cena (Gv 15,5), appare la grande riconversione del concetto di Dio che Gesù realizza. Dio si manifesta nell’uomo stesso, partecipando in lui e con lui allo sviluppo della storia e imprimendo in essa il suo dinamismo dal di dentro. Condanna e morte, odio che si manifesta, sono fatti storici; Gesù, assumendoli, crea una nuova possibilità per l’uomo.

E’ questione decisiva giungere a captare questo segno: che Dio si manifesta soltanto nell’amore generoso capace di dare la vita. In questo sta la sua onnipotenza e in questo il fattore di cambiamento della storia. Tale amore è l’unica possibilità di redenzione dell’uomo; soltanto ciò lo può condurre alla pienezza e costruire la società nuova (J. Mateos J. Barreto, Il Vangelo di Giovanni, Cittadella Editrice, Assisi 1982).

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