martedì 24 marzo 2009

17 - Chiamati a diventare figli di Dio

creazione_uomo2Immagine del suo creatore, l’uomo è stato chiamato ad essere lui stesso creatore, collaboratore con Dio, lavoratore per la trasformazione dell’universo. Ma questa espressione rivelata: "creato a immagine di Dio", svela un mistero ancora più profondo: tra l’uomo e Dio esiste un rapporto di parentela, un rapporto filiale. L’uomo è chiamato a superare la sua natura non per essere "simile a Dio" (Gen 3,5), ma per diventare veramente Dio in una partecipazione di vita e d’amore.
L’uomo ha dunque la vocazione di figlio di Dio, ma non a scapito della sua umanità, bensì trasfigurandola, facendola esistere pienamente nella vita divina che gli è offerta. Questo mistero sarà svelato pienamente solo da Gesù. Ma fin dalla creazione, l’uomo appare come amico e figlio di Dio, capace di rapporti d’affetto. Viene così delineata una lunga storia per l’umanità e per ciascun uomo, una storia d’amore e di libertà: "Man mano che ci inoltriamo nella riflessione sulla Bibbia e particolarmente sul vangelo scopriamo la verità che costituisce il nostro credo: colui che è creatore è anche amore. Solo l’amore è creatore; solamente l’amore può far sì che un uomo diventi "qualcuno"; solo l’amore può liberare le forze assopite della libertà e dell’intelligenza... Solo l’amore può far esistere la cosa più preziosa, questa ragione per la quale si darebbe ogni cosa, ciò che nemmeno la morte può ridurre in polvere; solo l’amore può far nascere la gioia, che nessuno può strappare" (Charles Paliard).
Nascono qui varie obiezioni piuttosto consistenti. Come essere liberi "dipendendo" da un creatore? Come vivere una storia con Dio se Dio è immutabile? Come esercitare la propria creatività in collaborazione con lui, se egli è eterno, ossia fisso, invariato, immobile da sempre e per sempre?
Una simile difficoltà è di una logica astratta implacabile. La troviamo alla radice di molti ateismi.
Se il creatore è l’onnipotenza immutabile del destino che incombe sull’umanità, non c’è più posto per la libertà creatrice dell’uomo. Non si deve più parlare di storia; tutto si riduce a un’opera teatrale, già da tempo scritta, già portata sulla scena, dove si sa già quando bisogna ridere o piangere.
Una concezione così aberrante dipende dall’idea di Dio che ci è offerta dai filosofi. Il Dio dei filosofi non ha storia: è eternamente fuori del tempo, al di sopra della mischia umana; è "immutabile"; passato, presente e futuro del mondo stanno insieme sotto i suoi occhi, tutto il susseguirsi della storia umana è davanti a lui da sempre come un libro spalancato: un panorama che si muove sotto uno sguardo che non si muove.
Stando così le cose, come si fa a non dire che la storia umana è truccata? Se il creatore non vi è coinvolto, se, dalla "tribuna d’onore" vede non solo la gara che si svolge al di fuori di lui, ma anche, con un solo sguardo eterno, tutto lo svolgimento di essa, con le sue vicissitudini, dal calcio d’inizio fino al fischio finale, perché giocare? Il risultato è scontato! Non muterà nulla. Come può il giocatore essere libero, capace d’iniziativa, di creatività?
Fortunatamente la Bibbia e Gesù ci rivelano un Dio completamente diverso. Un Dio Padre che vive con l’uomo suo figlio, dialoga con lui, lavora con lui e prende l’iniziativa di una grande avventura comune dove non mancheranno rotture e riprese e Dio si impegna nello svolgimento di una storia comune con tutta l’umanità.
Di tale storia possiede dall’eternità il sicuro disegno; ma non è un disegno sull’uomo in un universo prefabbricato. Assolutamente no. Il disegno di Dio è l’uomo stesso, nel mondo dell’uomo, dove dispiega la propria attività creatrice.
Dipendenza e libertà sono termini contraddittori solo nei libri di cattiva filosofia, non nella vita. Due innamorati sono completamente dipendenti l’uno dall’altro, eppure sono totalmente liberi! Dio, proprio perché ama, prosegue il suo disegno immutabile con uomini liberi, che vuole collaboratori in tutto. Il risultato della partita non è già fissato in anticipo, né per l’uomo né per Dio, perché tutti e due giocano insieme senza barare. I risultati dell’uomo sono i risultati di Dio e viceversa. Sono legati nella buona e nella cattiva sorte, in cammino verso il futuro. Tutto il contrario della fissità nell’eterno e nell’immutabile! Noi non crediamo nel Dio immutabile ed eterno, ma nel Padre immutabile nella sua decisione d’amare l’uomo, nel Padre eterno nella sua ostinazione d’amore per salvarlo, ossia per farlo suo figlio.
Creando l’uomo a sua immagine, Dio fa l’uomo come un padre fa il figlio, col fine di suscitare davanti a sé un altro se stesso, libero e responsabile, capace di amarlo e quindi anche di rifiutarlo.
Questo Padre, questo Dio, ha voluto avere una sola risorsa: "sedurre" l’uomo con la testimonianza del suo "folle amore". Questa testimonianza scoppierà all’interno del dramma del nostro peccato, con l’incarnazione di Dio, la mangiatoia di Betlemme, la croce del Calvario. Ecco le follie di Dio per attirare a sé la nostra indomabile libertà!
E con questo ci introduciamo nella seconda parte del nostro credo, che ci porterà ancora più lontano nel mistero dell’uomo creato in Gesù Cristo.

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