martedì 3 marzo 2009

14 - Creati non schiavi ma padroni.

Creazione di Adamo
Il mondo è fatto per noi uomini perché ci possiamo sentire a casa nostra, perché ci sentiamo amministratori del mondo con pieni poteri. Non siamo posti sulla terra per esservi schiavi di Dio, ma come padroni, in rappresentanza del creatore del mondo. Nessun uomo può essere schiavo di un altro, perché nessuno è schiavo nemmeno di Dio.
Ma anche l’universo in un certo senso è libero. Esso è autonomo. Ha le sue leggi, e Dio non interviene arbitrariamente. Tutto questo dimostra la serietà di Dio, la serietà della creazione. Infine l’autore ispirato sa che uomo e donna sono stati creati insieme e uguali; che tutti e due, senza nessuna differenza, sono "immagine di Dio".
D’altra parte, l’autore ispirato ignora molte cose; e noi non dobbiamo fargliele dire!
Non sa nulla dell’età del mondo.
Ignora pure dove sono apparsi i primi uomini: il giardino dell’Eden (o paradiso terrestre) è un luogo immaginario. Non cercatelo sulle carte geografiche!
Non sa come sia fatta la terra. Ma toccava proprio a lui e allo Spirito Santo darci lezioni di geografia e di geologia? Infine, non conosce l’ordine dell’apparizione delle cose: pone la luce prima degli astri, le bestie perfezionate prima delle piante.
Ma quanto egli ci rivela in nome di Dio non è per nulla infirmato dalle cose che ignora.
"La nostra affermazione: credo in Dio creatore, non ci dà luci speciali sul passato del mondo, sulle immense stagioni in cui il mondo si è costruito nella notte dei tempi, né sulla lenta apparizione di questa specie curiosa che i biologi chiamano "homo sapiens". Queste luci le aspettiamo dalla scienza. Ma abbiamo un’illuminazione sul nostro presente e sul nostro futuro. Chi siamo e perché esistiamo? A causa dell’amore infinito" (Charles Paliard).
La Bibbia ci interroga come credenti e non come scienziati; non si rivolge all’uomo scientifico, ma all’uomo vivente. Pone la questione del "senso" o del "non senso" della vita, dell’uomo e del mondo, e ne dà una risposta: "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona" (Gen 1,31).
Dio non è "l’eterno celibe dei mondi" (Chateaubriand), solitario, chiuso in se stesso, nella sua ricchezza infinita, come un avaro sul proprio tesoro. Dio è amore, generosità inarginabile, sorgente traboccante: "È in te la sorgente della vita" (Sal 36,10). Dio è libero di creare o no, perché è completamente autosufficiente. La sua paternità è infinitamente appagata nel Figlio eterno, nel quale si ritrova perfettamente, con il quale scambia un amore che li rende veramente Uno. Ma suscita per sé altri figli e altre figlie e il loro meraviglioso luogo d’abitazione, l’universo.
Il mondo creato porta l’impronta del creatore, tutte le creature assomigliano a Dio ma solo Dio è Dio.
La creazione è in costante e incessante sviluppo ed espansione: è un mondo "in avanti". Gli studiosi, dopo numerose scoperte, si trovano d’accordo nell’avanzare l’ipotesi dell’evoluzione generalizzata, come una legge fondamentale di tutta la natura. La materia sarebbe in possesso di una energia che la spingerebbe continuamente verso il perfezionamento. Su questa linea di progresso, dopo miliardi d’anni, dovrebbe essere vista l’apparizione della vita animale e poi della vita umana.
Nulla di tutto questo è contrario alla fede. Dio è la fonte di questa evoluzione. Dio crea un mondo che si trasforma. L’universo e l’umanità sono in evoluzione sempre più complessa e veloce verso il loro pieno compimento.
Questa concezione "in avanti" provoca i cristiani. Essi devono avere il futuro nel cuore, la capacità di adattarsi alla realtà dinamica della vita e di umanizzare la corsa verso il futuro.

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