mercoledì 18 marzo 2009

16 - L’uomo a Sua immagine

Dio Padre "Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò" (Gen 1,27). L’uomo non è autosufficiente. L’esperienza quotidiana dell’uomo è duplice: quella esaltante di dominatore del cosmo e quella deprimente dei suoi limiti e della sua impotenza.
Paradossalmente, mentre l’uomo, con la scienza e la tecnica s’impadronisce sempre più dell’universo, le più moderne ideologie mettono alla berlina i "sogni" di un "uomo-Dio" (cristianesimo), di un "uomo nuovo" (marxismo), di un "superuomo" (Nietzsche e nazismo), di un "uomo libero" (esistenzialismo), per proclamare la "morte dell’uomo" in nome della scienza (strutturalismo). "Pensiamo che il fine ultimo delle scienze umane non sia quello di costituire l’uomo, ma di dissolverlo" (Claude Levi-Strauss, dell’Accademia di Francia). "Oggi possiamo pensare soltanto entro il vuoto dell’uomo scomparso... A tutti quelli che vogliono ancora parlare dell’uomo, del suo regno e della sua liberazione, a tutti quelli che pongono ancora domande su ciò che l’uomo è nella sua essenza... non possiamo che contrapporre un riso filosofico" (Michel Foucault).
Senza giungere fino a questa disperazione, dobbiamo ammettere i molteplici limiti dell’uomo, tra i quali spicca la sua "nascita per la morte" e la sua vita, come attimo sfuggente, trascinata irreparabilmente dal tempo. Che cosa fare allora? Abbandonarsi all’angoscia? Distrarsi a tutti i costi e in tutti i modi?
L’Islam ha questa bellissima immagine: il primo grido del neonato e l’ultimo sospiro dell’agonizzante compongono e proclamano il nome divino: Allah.
La Bibbia ci offre una rivelazione ottimistica dell’uomo: creatura ancorata in alto a qualcuno, all’Esistente, a Colui che era prima del "principio".
L’uomo è quindi segnato radicalmente da una dipendenza nell’essere che lo radica in un’esistenza solida, per nulla mortificante, piena di senso, che gli apre orizzonti senza limiti: l’esistenza stessa di Dio.
L’uomo tratto dalla terra (Adamo significa "fatto di terra", "terreno") appartiene alla terra; la mangia, la beve, la respira, se ne veste, se ne profuma, finché tornerà alla terra dalla quale è stato tratto. Ma non dimentichiamo che Dio lo creò a sua immagine. Ciò significa prima di tutto che l’uomo è fatto per essere creatore e dominatore della creazione. Tutto è stato creato per l’uomo.
Questa rivelazione apre spaziosi orizzonti e contesta duramente la nostra civiltà. "Il dramma della nostra epoca - scrive Albert Camus - è che il lavoro, controllato interamente dalla produzione, ha smesso di essere creativo. La società industriale aprirà le strade di una civiltà, solo ridando al lavoratore la dignità del creatore, ossia applicando il suo interesse e la sua riflessione tanto al lavoro stesso che al prodotto. La civiltà ormai necessaria non potrà separare, nelle classi come nell’individuo, il lavoratore dal creatore. Ogni creazione nega in se stessa il mondo del padrone e dello schiavo. L’orribile società di tiranni e di schiavi dove siamo dei sopravvissuti troverà la sua morte e la sua trasfigurazione solo sul piano della creazione".
"Quando la creazione viene a mancare in qualsiasi settore dell’attività umana, allora gli uomini degenerano disumanizzandosi. Per questo il lavoro che non offre nessuna possibilità di creazione non è umano. Se tutto è imposto, se l’operaio non ha alcun potere di decisione o di controllo, se non può prendere nessuna iniziativa, il lavoro è alienante; sperimentiamo tutto questo ogni giorno" (Pierre Ganne).
Immagine di Dio creatore, sono io stesso creatore a sua immagine? Cerco di avere un pensiero personale? Una parola che non sia pappagallesca? Una scelta politica responsabile? La mia creatività sonnecchia o è operante? Ho dato corso a tutte le mie possibilità creative per me e per gli altri?
Chi non ha iniziativa e senso di responsabilità è un uomo sciupato perché è un’immagine di Dio sciupata!

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