venerdì 30 settembre 2011

5. Io sono la via, la verità e la vita

Io sono la Via
Leggiamo nella lettera agli ebrei: Per la grazia di Dio, Gesù ha provato la morte a vantaggio di tutti (Eb 2,9). E ancora: Egli è divenuto partecipe del sangue e della carne degli uomini per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita (Eb 2,14-15).

Con la morte e la risurrezione di Cristo è avvenuta realmente una radicale trasformazione nella morte. La morte di Cristo ha conferito alla morte un altro significato, un senso nuovo, quello che avrebbe dovuto avere fin dal principio, fin dall’esistenza del primo uomo: il passaggio a una nuova eterna vita d’uomo.
La morte di Gesù in croce trasforma totalmente il significato della morte, la rende sacramento di salvezza: è il completo ribaltamento dell’avvenimento della nostra morte. È la liberazione di noi uomini peccatori da una schiavitù così profonda e tragica che avrebbe reso assurda ogni nostra umana esistenza. Proprio perché Gesù è morto sulla croce, gli uomini ritrovano il senso della loro vita, e particolarmente il senso della loro morte e la possibilità concreta di realizzarlo. Ciò è avvenuto per una solidarietà d’amore inaudita: nel suo amore per noi, Cristo è disceso fino a condividere la perdizione ultima dei suoi fratelli caduti, per portare la carità e la luce là dove, senza di lui, sarebbero regnate le tenebre, la solitudine, la rottura e la disperazione eterne. Per cercare e salvare la pecora smarrita (l’umanità perduta), il buon pastore è disceso negli inferi della morte e ha trasformato la morte nella porta del cielo per tutti gli uomini che muoiono.
Così la morte degli uomini non è più morte. La morte dei peccatori è cancellata; da morte-rottura è diventata morte-comunione, morte pasquale, morte-passaggio, morte-porta verso la risurrezione e la vita.
Cristo morto e risorto ha penetrato tutta la natura degli esseri con il suo amore infinito. Prendendo la natura umana, l’ha infiammata fin nelle sue fibre più profonde e resa incandescente di divinità.
Ogni uomo che muore, si unisce al Salvatore in questa morte umana che egli ha subìto per tutti e nella quale ci attende: la morte è il luogo di appuntamento e d’incontro d’ogni uomo con il Cristo salvatore. L’amore di Cristo raggiunge ogni uomo nella vita e soprattutto nel momento supremo, decisivo e determinante della morte.
Cristo incontra ogni morente nel diluvio universale della morte, nel battesimo della morte, anche se il morente non l’ha ancora incontrato nella fede e nei sacramenti. Questo incontro con il Salvatore di tutti può essere accettato o rifiutato (non c’è amore per forza) ma c’è da sperare che nessuno lo rifiuterà perché Dio ha rinchiuso tutti nella disobbedienza per usare a tutti misericordia (Rm 11,32).
Certo, la morte conserva per tutti il suo aspetto tenebroso. Le tenebre del Golgota hanno circondato la morte di Gesù e circonderanno anche la nostra, altrimenti non saremmo veramente partecipi della sua morte per essere anche veramente partecipi della sua risurrezione.
Vorrei concludere con un messaggio di speranza e di gioia che Gesù stesso ci ha lasciato nel vangelo di Giovanni: Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via... Io sono la via, la verità e la vita (Gv 14,1-6).
- Fine -

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