venerdì 26 agosto 2011

4. “Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma trasformata”

Ogni sacramento è una quotidiana esperienza di morte: morte a se stessi per vivere per Dio. Ma esiste un sacramento specifico per il momento della morte? Esiste un ultimo sacramento?
Sì! L’ultimo sacramento che Dio, nel suo amore, ci mette a disposizione è il santo viatico. Come abbiamo già detto, i sacramenti sono segni della presenza e dell’azione salvifica di Cristo risorto, nella storia della chiesa e dei cristiani. I sacramenti assumono le principali situazioni e i grandi momenti della vita cristiana per divinizzarli. L’ora della morte è il momento dei momenti. Se ci fossero dei sacramenti per tutti i grandi momenti della vita, ad eccezione per quello della morte, l’ordine sacramentale sarebbe insignificante.

Il santo viatico, non è una comunione come tutte le altre; è il sacramento del grande viaggio, è l’ultimo sacramento. Il suo nome significa scorta per il viaggio. Questa estrema comunione serve per farci decollare felicemente per il nostro passaggio al Padre: lasciamo questo mondo con il Risorto nel cuore e nel corpo. La vita cristiana è una lotta continua e penosa, ma il termine della vita terrena rappresenta il momento decisivo di questa lotta: per questo è chiamato agonia. Gesù, mediante il viatico arriva di persona ad affrontare l’agonia, l’ultima battaglia con il diavolo tentatore, assieme al moribondo.
Gesù è passato da questo mondo al Padre mediante la sua morte di crocifisso appeso al patibolo. Egli è la via. Anche il cristiano passa da questo mondo al Padre con Cristo e come Cristo. Le modalità, le circostanze e la scena esterna possono variare quasi all’infinito, ma la sostanza è sempre la stessa: non si può entrare in Dio senza uscire da se stessi, senza morire. Mediante la comunione si fa unità col corpo di Cristo. Ora Cristo è passato attraverso la morte ed è risorto. Ogni comunione, durante la vita, ha deposto nel corpo del cristiano un germe d’immortalità. Nell’ora della morte tutti questi germi danno il loro frutto nell’ultimo sacramento della vita eterna.
Soprattutto in questo momento solenne si avverano le parole di Gesù: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno... Chi mangia questo pane vivrà in eterno (Gv 6,54-58).
Non sarà superfluo ricordare che il cristiano non muore, ma passa dalla vita alla Vita. Leggiamo infatti nel prefazio dei defunti: Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma trasformata: e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo.

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