venerdì 14 gennaio 2011

11 - Il Sacramento della risurrezione

La risurrezione di Gesù
Il primo giorno della settimana
Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba... Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma, entrate, non trovarono il corpo di Gesù... Due uomini, in vesti sfolgoranti, dissero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato" (Lc 24,1-6).
Nello stesso giorno, a 12 Km. circa da lì, il Risorto celebra l’eucaristia con i discepoli di Emmaus. Notiamo attentamente i tre momenti:
- Gesù commenta a lungo la Scrittura, spiegando l’avvenimento del giorno; la sua parola mette il fuoco nel cuore dei discepoli: liturgia della parola;
- poi quando fu a tavola con loro prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero (Lc 24,30-31): liturgia eucaristica;
- infine, senza indugio (Lc 24,33), i discepoli di Emmaus ritornano indietro sulla strada della loro delusione, arrivano a Gerusalemme, raccontano quanto è accaduto e come l’abbiano riconosciuto alla frazione del pane: liturgia della vita e della missione.
La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù e si fermò in mezzo a loro... (Gv 20,19-29).
È la prima domenica della Chiesa e del mondo! ...
La risurrezione di Cristo dai morti, la sua manifestazione nell’assemblea dei suoi, il pasto messianico preso dal Risorto con i suoi discepoli, il dono dello Spirito e il compito missionario dato alla Chiesa: questa è la pasqua cristiana. Questo è l’avvenimento centrale della storia della salvezza che ha segnato per sempre "il primo giorno della settimana". Tutto il mistero che la domenica celebrerà è già presente nel giorno di pasqua; la domenica non sarà nient’altro che la celebrazione settimanale del mistero pasquale (P. Jounel).
Lo stesso Risorto prende per mano la giovane Chiesa per insegnarle questo ritmo settimanale e il significato di questo giorno: Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa, e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". Poi disse a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo, ma credente!" (Gv 20,28-29).
Siamo ancora al primo giorno della settimana; la Chiesa è presente, perché ha compreso che deve riunirsi; il Signore viene in mezzo ad essa, celebra con essa la sua passione-risurrezione: Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano e mettila nel mio costato. Consolida, attraverso Tommaso, la fede di tutti e anche la nostra: Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!
Il giorno della risurrezione di Cristo venne chiamato dominica dies, giorno del Signore, prima ancora della fine del primo secolo, come ne fa fede l’Apocalisse: Rapito in estasi, nel giorno del Signore... (Ap 1,10).
Gli Atti degli apostoli ci presentano i primissimi cristiani assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere (At 2,42).
Hanno qualcosa da obiettare i nostri cristiani stagionali? Il testo continua. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno.
Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati
(At 2,44-48).
Non fa meraviglia che godessero la simpatia di tutto il popolo.
Davanti a simile gente anche un miscredente alza tanto di cappello!
La letizia e la semplicità di cuore fanno gola a tutti e convertono più che le prediche ringhiose.
A proposito, quanto erano lunghe le prediche di s. Paolo?
Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte... Poi... spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all’alba, partì (At 20,7-11). Leggete il testo integrale. I puntini nascondono il morto. Neppure davanti a uno che muore a causa del sonno Paolo accorcia la predica!
Citiamo alcuni testi arcinoti (e arcidimenticati) della tradizione apostolica.
Il giorno del Signore, riunitevi per la frazione del pane (Didachè).
Coloro che vivevano sotto l’antico ordine delle cose sono venuti alla nuova speranza, non osservando più il sabato, ma la domenica, giorno in cui la nostra vita è nata mediante Cristo (s. Ignazio di Antiochia + 106).
Ci riuniamo tutti il primo giorno in cui Gesù Cristo nostro salvatore risuscitò dai morti (s. Giustino + 165).
Non mettete le vostre faccende temporali al di sopra della parola di Dio, ma tutto abbandonate nel giorno del Signore e correte alacremente alle vostre Chiese. Altrimenti, quale scusa potranno invocare presso Dio coloro che non si riuniscono nel giorno del Signore per ascoltare la parola di vita e nutrirsi del cibo divino che permane eternamente? (Didascalia degli apostoli, III secolo).
Quale scusa potranno invocare presso Dio? Gli antichi avevano poca inventiva. Lo chiedano all’ottanta per cento degli italiani. Loro l’hanno trovata!
Dice il Concilio Vaticano II: Secondo la tradizione apostolica, che trae origine dal giorno stesso della risurrezione di Cristo, la Chiesa celebra il mistero pasquale ogni otto giorni, in quello che si chiama giustamente il giorno del Signore o domenica. In questo giorno i fedeli devono riunirsi in assemblea, perché, ascoltando la parola di Dio e partecipando all’eucaristia, facciano memoria della passione, della risurrezione e della gloria del Signore Gesù, e rendano grazie a Dio che li ha rigenerati nella speranza viva per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo dai morti (1Pt 1,3). Per questo la domenica è il giorno di festa primordiale che deve essere proposto e inculcato alla pietà dei fedeli, in modo che divenga anche giorno di gioia e di astensione dal lavoro (SC 106).

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