domenica 9 gennaio 2011

10. Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni agli altri

La partecipazione all’eucaristia sa di sacrilegio, se manca la preoccupazione per il pane degli altri. Non posso lodarvi per il fatto che le vostre riunioni non si svolgono per il meglio, ma per il peggio. Innanzitutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi... Quando vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. Ciascuno, infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l’altro è ubriaco. Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il discredito sulla Chiesa di Dio e far vergognare chi non ha niente?... Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri (1Cor 11,17-33). ...

L’eucaristia non era chiamata messa, ma frazione del pane in ricordo del gesto abituale e caratteristico di Gesù. Questa idea della condivisione era talmente naturale, quasi automatica, per coloro che credevano al corpo donato e al sangue versato del Salvatore presenti nell’eucaristia.
Gesù ha istituito l’eucaristia affinché noi, divenuti veramente una cosa sola con lui sacrificato, condividiamo con tutti quanto è rappresentato dal pane e dal vino: il nutrimento, la gioia, la vita... È facile dirlo o scriverlo. Senza dubbio lo dicevano anche i Corinzi, ma facevano il contrario. C’erano i ricchi e i poveri e (qui sta il grave) i poveri erano disprezzati dai ricchi.
Paolo non biasima i Corinzi per errori dottrinali. Rimprovera loro di non comprendere le implicazioni sociali della comunione.
I ricchi di Corinto credono di poter ricevere con i loro fratelli poveri il corpo di Cristo, pur rifiutando di condividere con essi i loro beni. Ma questo è impossibile.
La tenacia dei rancori, il rifiuto della condivisione, l’egoistico mantenimento dei privilegi, comportano una rottura della comunione con Cristo e con i cristiani. La non-condivisione porta perciò la contraddizione al cuore stesso del sacramento.
S. Paolo ha premuto con forza un ferro bruciante sulle piaghe aperte dei Corinzi... e sulle nostre.
S. Giovanni, che ha annunciato e commentato così a lungo il pane di vita (cap. 6), ci sorprende per il suo silenzio sull’istituzione di questo sacramento. Ci sorprende ancor di più perché sostituisce la narrazione del fatto con un racconto sconvolgente che ne precisa l’impatto. Dove porta la vera eucaristia?
Gesù lava i piedi dei discepoli (Gv 13,1-17). Lavoro da schiavi. Follia impensabile.
Perché non falsiamo la portata del gesto, le conseguenze le tira Gesù stesso: Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica (Gv 13,13-17).
Pagare di persona, nei servizi più umili, più pesanti, poco o nulla appariscenti: questo è lasciar vivere in sé, con i fatti, il Cristo che abbiamo mangiato, corpo donato e sangue versato per tutti. E tutti vuol dire... tutti!
L’evangelista Luca, subito dopo l’istituzione dell’eucaristia e l’annuncio del tradimento di Giuda (e quindi in un momento particolarmente solenne e tragico) butta lì il fattaccio che spiega ancor meglio la lavanda dei piedi riportata da Giovanni.
Sorse tra di loro una discussione, chi di loro poteva essere considerato il più grande. Egli disse: "I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve (Lc 22,24-27). Perciò chi vuol essere il primo tra voi, sarà il servo di tutti. Il figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (Mc 10,44-45). Gesù è il Servo annunciato da Isaia (cap. 53).
* * *
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri (Gv 13,34-35).
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando... Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri (Gv 15,12-17).
Questo gli uni gli altri ripetuto in modo così martellante e impressionante attorno alla prima tavola eucaristica, oggi rimbalza a noi e alle nostre eucaristie. Ci amiamo veramente? Perché questo è il segno per conoscere i veri discepoli di Gesù. Non ce n’è un altro!

Nessun commento:

Il Santo Natale - Commento di padre Fernando Armellini

Diffondi la Parola - Natale del Signore - 25 dicembre 2011

I Dehoniani

Watch live streaming video from dehoniani at livestream.com