Nel battesimo, al gesto dell’immersione nell’acqua, segue un’unzione con l’olio santo, un tempo su tutto il corpo, oggi solo sulla testa, per significare l’assimilazione del nuovo cristiano a Cristo. Infatti, Cristo e cristiano vogliono dire "unto", consacrato con l’unzione. Un’altra unzione costituisce l’apice della confermazione.
Per noi oggi la parola "unto" suona veramente male: unto, bisunto, sozzo, condimento grasso, ecc... L’olio, poi, ha ormai solo sentore di cucina e di garage. Ma nella medicina dell’antichità l’olio era uno dei medicinali più comuni: si faceva bere l’olio, lo si applicava come lozione, come unzione, come frizione, come impacco. L’unzione con l’olio veniva adoperata come mezzo terapeutico per guarire le ferite, per lenire i dolori, per regolare le funzioni organiche, per rinforzare le membra, ecc.: questo sarà il significato dell’olio nel sacramento dell’unzione degli infermi. ...
Ma l’unzione è stata adoperata come gesto simbolico capace di conferire alle persone qualità trascendentali. Perciò in quasi tutti i tempi della storia si riscontrano unzioni religiose per rendere fausti gli avvenimenti cruciali della vita: la nascita, le nozze, la morte, l’incontro con i poteri sovrumani.
Anche Israele conobbe tali usi come, per esempio, nella consacrazione degli oggetti destinati al culto (Gen 28,18; Lv 8,10-12), nell’investitura dei re (1Sam 16,13), dei sacerdoti (Es 29,7) e dei profeti (1Re 19,16). Il Messia è l’unto di Iahvè per eccellenza. Riprenderemo fra qualche istante questo argomento. Prima consideriamo il gesto dell’imposizione delle mani da parte del vescovo e dei sacerdoti presenti alla celebrazione del sacramento. L’imposizione delle mani è un gesto biblico di benedizione o di consacrazione. Gesù guarisce i malati e benedice i fanciulli con l’imposizione delle mani attraverso le quali passa tutta la sua forza divina. Con l’imposizione delle mani, poi, gli apostoli guariscono i malati, consacrano i "presbiteri" e i "diaconi", danno lo Spirito Santo alle nuove comunità. Il gesto infatti è adatto a significare la presa di possesso di un essere da parte della potenza di Dio e della pienezza dello Spirito, per investirlo di un potere spirituale, di una capacità, in vista di una missione.
Il gesto è accompagnato da una preghiera: "Dio misericordioso, guarda questi battezzati sui quali imponiamo le mani: per mezzo del battesimo, tu li hai liberati dal peccato, li hai fatti rinascere dall’acqua e dallo Spirito; secondo la tua promessa, effondi ora su di essi il tuo santo Spirito; dona loro in pienezza lo Spirito che era sul tuo Figlio Gesù: spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di amore filiale; riempili di spirito di adorazione...".
Sono questi i sette santi doni dello Spirito che secondo il profeta Isaia (cap. 11) avrebbero caratterizzato il Cristo e che oggi caratterizzano il cristiano confermato.
A questa prima imposizione delle mani segue il rito essenziale. Comprende un’altra imposizione delle mani più personale: il vescovo posa la sua mano destra sul capo di ognuno singolarmente. Nello stesso tempo traccia sulla fronte del battezzato il segno della croce con il pollice intinto nel sacro crisma e dice: "N., ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono".
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