lunedì 11 gennaio 2010

55 – La Risurrezione della carne - 2^ parte

gif4 Nel Nuovo Testamento è affermato chiaramente: "Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi" (Rm 8,11). Il nostro soffio vitale si esaurisce su questa riva della vita. È necessario che lo Spirito Santo venga a sostituire il nostro principio vitale umano e, quindi, mortale, in modo che lo Spirito diventi veramente il nostro soffio vitale personale e definitivo. Cristo è "il primogenito di coloro che risuscitano dai morti" (Col 1,18), il "primo fra i risorti da morte" (At 26,23) "l’autore della vita" (At 3,15). "Come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo" (1Cor 15,22). ...
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Risurrezione della carne significa risurrezione dell’uomo: nella Bibbia carne significa la persona umana nella sua condizione terrena. La risurrezione della carne è il risorgere dell’essere umano pieno, né solo materia senza spirito, né solo spirito senza materia.
La "risurrezione" richiede che lo stesso essere, la stessa carne animata, lo stesso corpo vivente che è "sorto" una prima volta nascendo alla vita presente, risorga in una vita rinnovata. È una verità di fede: "Tutti risorgeranno con gli stessi corpi che hanno ora" (Concilio ecumenico Lateranense IV, anno 1215). "Crediamo alla vera risurrezione di questa carne che ora è la nostra" (Concilio II di Lione, anno1274). La morte non ha nulla della manovra dei banditi che abbandonano l’auto usata per la rapina e trasbordano su un’altra per far perdere le tracce.
Leggendo i racconti evangelici della risurrezione di Cristo ci colpisce un dato innegabile. Il corpo di Gesù risorto è veramente il corpo che egli aveva prima di morire, con il segno dei chiodi e del colpo di lancia al cuore (cf. Gv 20,20-28). Certamente si trova in un’altra condizione, capace di muoversi come vuole, senza nessun limite di spazio e di peso. Ma non è il corpo di un fantasma; esiste una continuità fra il suo stato attuale e quello di prima. Gesù rimane lo stesso. Ci tiene a dimostrare che non è cambiato, che non ha solamente un corpo che si può toccare, ma anche i gesti familiari di prima: "Essi riferirono come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane" (Lc 24,35). Gesù rimane l’uomo che era.
Per questo Gesù risorto può dire ai suoi discepoli: «"Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho". Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?". Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro»(Lc 24,39-42).
Un tempo i teologi sudavano invano per risolvere il problema della risurrezione di coloro che erano stati mangiati dai cannibali o dai pesci che a loro volta erano mangiati dagli uomini. Le scienze biologiche moderne ci insegnano che l’identità del corpo non è legata a queste o a quelle parti di materia. L’organismo rinnova continuamente il suo materiale molecolare. Si pensa che bastino sei anni circa, perché tutte le cellule del corpo umano, anche quelle delle ossa, siano sostituite. Le molecole passano, la materia viene sostituita come le acque del fiume; ma il mio corpo rimane, come il Tevere o il Po.
La risurrezione della carne, che noi attendiamo, sarà una trasformazione misteriosa di tutto l’uomo, facendo dischiudere una realtà diversa dal suo corpo terreno, quanto il fiore o il frutto è diverso dal seme; sarà tuttavia il compimento, in pienezza, di tutto quanto egli è stato. «Qualcuno dirà: Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?" Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore; e quello che semini non è il corpo che nascerà... Questo vi dico, o fratelli: la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l’incorruttibilità. Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d’occhio, al suono della tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d’incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d’immortalità»(1Cor 15,35-53).
"Si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale" (1Cor 15,44). "Corpo spirituale" non è una contraddizione in termini! Significa: corpo totalmente al servizio dello Spirito, liberato dallo spazio, dal tempo, dalla fatica, dal cibo, dall’invecchiamento, ecc., stupendo strumento di comunione e d’amore totale; il cui principio vitale non è più biologico, ma è costituito dallo stesso Spirito Santo.
Quando avverrà questa risurrezione? Per tutti alla fine del mondo o per ciascuno, subito dopo la morte?
Gesù colloca la risurrezione "nell’ultimo giorno" (Gv 6,39- 40.45.54). A chi pensa che la risurrezione è immediata si potrebbe obiettare che il "privilegio" di Maria assunta al cielo in anima e corpo, non può consistere nell’essere stata trattata come tutti! Non possiamo saltare a piè pari il Credo: "Aspetto la risurrezione della carne". Aspetteremo gli altri, tutti gli altri, perché la salvezza è collettiva (cfr 1Ts 4,13-18).
S. Paolo afferma che colui che è unito a Cristo è già risorto con lui e assiso con lui nei cieli: "Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti" (Col 2,12).
"Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli in Cristo Gesù" (Ef 2,8). Ma questa vita si manifesterà solo alla venuta finale di Cristo: "Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria" (Col 3,3-4).
La nostra partecipazione alla risurrezione di Cristo passa attraverso tre tappe: iniziata nel battesimo, compie un grande passo al momento della morte, ma sarà pienamente manifestata solo alla fine: "Verrà l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna" (Gv 5,28-29).
In attesa che la realtà della risurrezione finale risolva gli enigmi biblici e teologici, premuriamoci di vivere in modo degno per trovarci collocati "alla sua destra" (Mt 25,33) "per una risurrezione di vita" (Gv 5,29).

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