domenica 20 settembre 2009

40 - Salì al Cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente.

trinitaParlare di "discesa agli inferi" e di "salita al cielo" significa collocarci nell’universo a tre dimensioni, che è quello dell’esperienza immediata che noi viviamo. La Bibbia, che è scritta per gli uomini, usa questo modo universale di esprimersi. Per essa il cielo, in alto, è il luogo dove abita Dio; la terra è il luogo dove abitano gli uomini; gli inferi, in basso, sono il luogo dove abitano i morti e i demoni. Di conseguenza per visitare gli uomini Dio "discende" dal cielo; poi vi "risale". La "nube" è il suo veicolo.
Noi continuiamo a usare queste immagini nel linguaggio corrente, senza però esserne schiavi. Le nozioni di alto e basso sono relative alla posizione dell’osservatore, ma non hanno alcun valore in se stesse. Milano è a nord per chi sta a Roma e a sud per chi vive in Svizzera. Lo stesso dicasi del cielo; quello sotto cui viviamo è in alto, quello degli antipodi è in basso rispetto a noi. Di conseguenza Dio non è né in alto né in basso: è ovunque e al di là di tutto.
Solo due vangeli, Marco e Luca ...


Solo due vangeli, Marco e Luca, ricordano il fatto visibile dell’ascensione di Gesù: "Il Signore, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio" (Mc 16,19); "Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo" (Lc 24,51).
Quando diciamo e crediamo che Cristo glorioso è asceso al cielo dove siede alla destra del Padre, intendiamo dire che è entrato per sempre nel mondo spirituale nuovo, definitivo; inaccessibile ai nostri sensi e alla nostra immaginazione, ma reale, molto più reale del nostro mondo attuale.
S. Pietro, il mattino di Pentecoste, aveva espresso in sintesi la fede pasquale: "Questo Gesù Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso come voi stessi potete vedere e udire" (At 2,32-33).
Pietro e gli apostoli davanti al sinedrio affermano: "Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo alla croce. Dio lo ha innalzato con la sua destra facendolo capo e salvatore per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati" (At 5,30-31).
Paolo scrive agli Efesini: "Il Dio della gloria... risuscitò (Cristo) dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità..." (Ef 1,17-23).
Gesù di Nazaret abbandona la nostra condizione umana, terrena e mortale, per assumere, in qualità di uomo, la condizione divina e diventare simile a Dio. L’"elevazione" di Cristo consiste innanzitutto in questo: un uomo è assiso alla destra del Padre in piena uguaglianza con lui ed è Signore come lui.
Per Gesù risorto non esistono più limiti di tempo, di spazio, ecc.: un uomo della nostra razza, sottoposto a tutte le condizioni della nostra umanità, con il suo trionfo sulla morte acquista le incalcolabili dimensioni dell’universo, la pienezza inesauribile e senza limiti di Dio. Ripieno di Dio riempie tutte le cose.
Gesù non rifiuta il suo corpo, ma lo trasfigura e lo divinizza in pienezza. In tal modo diventa infinitamente libero ed è presente ovunque. La risurrezione-ascensione lo rende realmente presente a tutti gli uomini suoi fratelli. Il Signore quindi fu liberato non dalla materia, ma dai suoi limiti terreni.
Ciò che è accaduto a Cristo, accadrà a tutta l’umanità. La sua risurrezione-ascensione è annuncio e anticipazione della nostra. "Dio ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere in Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli in Cristo Gesù" (Ef 2,4-9).
ascenzioneL’ascensione non è evasione dai drammi vissuti dai nostri fratelli; non è contemplazione dei bei panorami teologici fine a se stessi. Questo "Cristo universale" è in me e chiede il mio cuore e le mie braccia per servire e salvare. I cristiani devono essere i testimoni di una promessa che fa nascere cose nuove nella storia. Testimoni significa operatori: non nascerà niente di nuovo se non attraverso l’impegno temporale e politico degli uomini in favore della giustizia e della pace. L’ascensione ci rinvia quasi brutalmente alla terra e ai suoi urgenti bisogni: "Perché state a guardare il cielo?" (At 1,11).

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