lunedì 31 agosto 2009

37 - Il terzo giorno risuscitò da morte - I discepoli di Gesù gridano la loro fede: il kerygma.

rubens01g Cosa significa: "Il terzo giorno è risuscitato secondo le Scritture"? Quali Scritture? Dove sta scritto?
Si è d’accordo nel vedere il punto di partenza di questa formula nel libro del profeta Osea: "Venite, ritorniamo al Signore: egli ci ha straziato ed egli ci guarirà. Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà. Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo giorno ci farà rialzare e noi vivremo alla sua presenza" (Os 6,1-2).
Il targum (traduzione-attualizzazione-commento in aramaico della Scrittura) interpreta così questo testo: "Ci farà vivere nel giorno delle consolazioni che devono venire; nel giorno in cui farà rivivere i morti, ci farà risorgere e noi vivremo davanti a lui".

Un commento rabbinico su Gen 22,4 ("Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo") afferma: "Il terzo giorno, cioè quello nel quale la vita viene restituita ai morti, secondo quanto è scritto in Osea: Il terzo giorno ci farà risorgere e noi vivremo davanti a lui".
All’epoca di Cristo quando si parlava del "terzo giorno secondo le Scritture" non si voleva dunque intendere una semplice annotazione cronologica (il posdomani), ma un contenuto teologico "il giorno della risurrezione generale" alla fine dei tempi.
Dicendo che Gesù è risorto "il terzo giorno secondo le Scritture", i discepoli non intendono dare una data, ma proclamare la loro fede: il giorno della risurrezione generale (il terzo giorno) è già venuto con la risurrezione di Cristo, la nostra risurrezione è già realizzata in Gesù. Fatta questa doverosa spiegazione, accostiamoci all’evento pasquale seguendo tre tappe.
1) I discepoli di Gesù gridano la loro fede: il kerygma;
2) I discepoli di Gesù celebrano la loro fede: credo e cantici;
3) I discepoli di Gesù raccontano la fede: i racconti evangelici.
1) Il kerygma. Negli Atti degli Apostoli sono riportati molti discorsi: otto di Pietro, nove di Paolo e sette di altre persone. Leggendo questi discorsi possiamo vedere come i primi cristiani proclamavano la loro fede. La maggior parte di questi discorsi sono rivolti ai giudei o ai pagani per indurli alla conversione. È qui che cercheremo di scoprire il messaggio essenziale: il kerygma. Ne proponiamo cinque, in cui partendo da situazioni diverse, Pietro, Paolo e Giovanni dicono solennemente le stesse tre cose.
Questi documenti rappresentano quanto di più antico abbiamo nella letteratura cristiana. Il loro contenuto assolutamente simile, il loro linguaggio arcaico infarcito con modi di dire aramaici, ci portano necessariamente ad ammettere che tali discorsi non furono "ricomposti" da san Luca quando redasse gli Atti (verso l’anno 80), ma furono ripresi e tradotti da documenti aramaici, trasmessi dalla Chiesa delle origini.

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