lunedì 6 luglio 2009

30 - "Senza dolore non si vive nell’amore".

L’uomo si supera solo attraverso la soffer!cid_00301C54C1CA43EFB30DE93F4E39B211@PCLuciaenza.  
Vivere è amare; amare è morire. Amare significa uscire da se stessi, dimenticarsi, sacrificarsi, cancellarsi, negarsi, per gli altri. La morte rappresenta l’annullamento completo di sé; se è accettata, è il vertice dell’amore. La morte per gli altri è la sola testimonianza irrefutabile d’un amore senza egoismo. Dio muore per amore verso gli uomini; l’uomo è chiamato a morire per amore verso Dio e verso i fratelli. È questo l’amore infinito perché "nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15,13).
jesus2Sfortunatamente il nostro amore non è infinito, non è libero  dall’egoismo, non è puro. La soffere nza è il solo mezzo per la nostra purificazione, il mezzo per ridurre in noi stessi l’egoismo e generarvi l’amore. La sofferenza non è qualcosa di accidentale o di incidentale, ma è la via. Per il credente, la sofferenza non è assolutamente un’assenza di Dio, ma una presenza d’amore. L’autore della "Imitazione di Cristo" dice: "Senza dolore non si vive nell’amore".
"Come nessuno ama Dio senza soffrire, così nessuno vede Dio senza morire... Nessuna volontà è buona se non è uscita da sé per lasciare tutto lo spazio all’invasione di quella di Dio" (Maurice Blondel).
Gesù non ha subìto una morte qualsiasi per motivi indefiniti. Fu arrestato, giudicato, condannato e ucciso per motivi precisi e da poteri ben determinati.
Il conflitto fra Gesù e i ca pi del popolo scoppia violento fin dai primi incontri (Mc 1,6-12; 3,1-6) e diventerà sempre più insanabile, fino all’uccisione di Gesù. Il complotto degli uomini contro Gesù prende tutto il vangelo e sfocia in due processi lungamente particolareggiati. Gesù crocifisso non è altro che Gesù condannato dai poteri civili e religiosi.gesu298
Gesù perde il processo religioso davanti alla sua chiesa: è un falso profeta. Il Dio che egli rivela, il Dio che egli è o pretende di essere, non è il Dio della sua chiesa ebraica.
Gesù guarda l’uomo, i suoi interessi, la sua salvezza. Per i suoi avversari invece sono importanti la legge, la tradizione, la burocrazia, le scartoffie... I suoi avversari non si preoccupano affatto dei peccatori, dei poveri, ma solo della legge e della sua applicazione. Gesù proclama: "Il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!" (Mc 2,27). L’uomo religioso di allora faceva di Dio il nemico dell’uomo. La rivolta di Gesù contro i padroni della legge (scribi, farisei, sadducei, classi dominanti) è una rivolta in favore dei piccoli, oppressi da un giogo insopportabile. Le sette lamentazioni rivolte agli scribi e ai farisei: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti" (Mt 23,13-32) con le motivazioni addotte, sono un ottimo quadro riassuntivo della situazione di allora.
Gesù perde il processo civile davanti all’autorità politica. Pilato dichiara ben tre volte: "Io non trovo in lui nessuna colpa" (Gv 18,38; 19,4.6), ma "ebbe paura crescente" (Gv 19,8) "e lo consegnò loro perché fosse crocifisso" (Gv 19,16).
jesusDio è condannato dai poteri. Condannato perché vuole essere libero e liberatore. Il peccato del mondo è soprattutto il potere che schiaccia il debole e condanna l’innocente; il potere pubblico o privato che domina invece di servire, che sfrutta invece di amare.
Fu chiesto a Raoul Follereau: "Quando scriveste a Krusciov e a Eisenhower, che, se avessero rinunciato a un apparecchio da bombardamento ciascuno, si sarebbero potuti curare tutti i lebbrosi del mondo, avete avuto risposta? Rispose: No... Nella potenza e nella ricchezza esiste un confine oltre il quale non si è più né americani né russi, né cristiani né atei: si è potenti, si è ricchi; si è disumanizzati".

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