domenica 27 marzo 2011

9. La riconciliazione è impegnativa

La riconciliazione esigita da una conversione autentica è quindi molto impegnativa.
È anche per colpa mia se il mondo è ingiusto e ostile. È colpa del mio egoismo e della mia inerzia se milioni di uomini muoiono di fame, di guerre, di droga.
Purtroppo ognuno di noi vede le ingiustizie che gli altri commettono nei nostri confronti; tutti si mettono nei panni delle vittime, e quasi nessuno riconosce la sua parte di responsabilità e di colpa. Ma non possiamo chiedere perdono a questi fratelli e a Dio se non ci impegnamo a lottare coraggiosamente contro questi mali del mondo di cui siamo in qualche modo complici, e quindi se non lottiamo contro il nostro egoismo e la nostra passività che continuano ad alimentare questi mali.
Per questo oggi si chiama più volentieri sacramento della riconciliazione quello che una volta si chiamava sacramento della confessione. Riconosciamo così che il ritorno del peccatore a Dio comporta una vera e propria riconciliazione non solo con lui, ma anche con i fratelli.
E perfino una riconciliazione con noi stessi, con la verità profonda del nostro essere che il peccato ha sfigurato e distrutto. ...

Un potere che la Chiesa ha ricevuto da Cristo
In tutto questo, cosa c’entra la Chiesa? Perché essa si intromette nel mio processo di conversione? Perché mi devo riconciliare anche con lei e nella forma che essa stabilisce? Perché mi devo confessare a un sacerdote? Perché non posso sbrigarmela da solo con Dio o con i fratelli che ho offeso?
La risposta che la Chiesa dà a questa serie di domande è duplice. Una prima risposta è un rimando all’autorità di Dio manifestata a noi in Cristo. La seconda è un’analisi approfondita della logica stessa della riconciliazione, alla luce di quello che la Chiesa rappresenta per la fraternità umana in Cristo.

La volontà di Dio manifestata in Cristo
Leggiamo il vangelo per vedere se davvero ci sono, da qualche parte, nelle parole o nelle azioni di Gesù, espressioni o comportamenti che giustifichino il ruolo o il potere che la Chiesa si attribuisce.
Gesù non ha annunciato in modo generico la sua misericordia verso i peccatori, ma anche concedendo espressamente il perdono dei peccati ai peccatori pentiti.
Al paralitico che gli avevano calato davanti dal tetto della casa in cui predicava, ha detto: Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati (Mc 2,5). All’adultera che, per il suo intervento, nessuno aveva avuto il coraggio di lapidare, dice: Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più (Gv 8,11).
Sono parole e gesti pieni di autorità. Gesù proclama che il suo intervento libera dal peccato coloro che ricorrono a lui e li restituisce rinnovati alla vita.

1 commento:

Anonimo ha detto...

è proprio vero

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