martedì 17 febbraio 2009

12 - Il Figlio di Dio, un mendicante assetato d'amore.

Gesu che bussa alla porta del cuore Il Figlio di Dio è disceso tra noi come un mendicante assetato (Gv 4,7; 19,28). E alla fine dei tempi ci chiederà se lo avremo riconosciuto e amato povero nei poveri (Mt 25,31-46) e da questo dipenderà la nostra salvezza o la nostra condanna.
La povertà materiale di Betlemme, di Nazaret, del Calvario è solo il segno di una povertà molto più profonda. Povertà immensa di Dio, infinita, assoluta, senza la quale non possiamo affermare che Dio è amore. Come siamo lontani da certe immagini di Dio che noi ci siamo fatto per ignoranza e superficialità, e che gli atei giustamente rifiutano! Il credente serio è colui che afferma la povertà assoluta di Dio perché Dio è amore.
Il Padre onnipotente è dunque un mendicante di amore; la sua "onnipotenza" d’amare lo rende "completamente" mendicante e "completamente" povero: egli è la povertà in tutta la sua potenza.
Se fosse un "Dio onnipotente", piegherebbe l’uomo al suo volere, usando, se necessario, la forza. Questo Dio onnipotente non esiste. L’amore di Dio Padre è abbastanza potente da rispettare la libertà dei suoi figli infinitamente più di quanto potremmo aspettarci dal migliore dei padri terreni (cf. Lc 15,11-32).
Un vero padre dà fiducia, a proprio rischio e pericolo. Gioca tutto su suo figlio: beni, nome, reputazione, lavoro... Che farà il figlio di tutto questo? Può sperperare, sciupare, infangare tutto. È il prezzo della libertà. Non si può costruire un uomo a minor prezzo. Si dice e si ripete: "Se Dio è buono perché tutto questo male nel mondo? Perché non ferma la mano del malvagio?". La ragione è questa: Dio è un "Padre onnipotente". Per questo può e deve lasciar partire il figlio prodigo per rispettare le scelte libere (Lc 15). Può pazientare di fronte alla zizzania che ha invaso il suo campo (Mt 13).
Solo per amore ha suscitato davanti a sé degli esseri completamente liberi. Sartre fa dire a un suo personaggio: "Se l’uomo è libero, Dio non esiste". Infatti, il Dio onnipotente non esiste, perché l’uomo è libero. Ma l’uomo è libero proprio perché il Padre esiste ed è "onnipotente" nel suo amore.
Lui solo pagherà i danni, prenderà su di sé le malefatte dei suoi figli turbolenti e risanerà, di tasca sua, i loro bilanci fallimentari (Lc 10,30-37; Mt 18,23-35).
Al figlio vagabondo, che torna al limite dello sfascio, riserva onori e celebrazioni degne di un eroe ed è "fuori di sé dalla gioia" quando ritrova l’uomo che s’era perduto (Lc 15).
Il nostro Dio è il più dipendente di tutti gli esseri. Contrariamente a quanto sembra, amore e volontà d’indipendenza sono incompatibili. Quindi chi ama di più è più dipendente. L’infinitamente amante, Dio, è infinitamente dipendente. Non dipendente nell’essere, ma nell’amore. Un bambino dipende dalla mamma nel suo esistere, ma sul piano dell’amore è la mamma che dipende dal suo bambino: quando lui sta bene è tutta la sua gioia; quando sta male o muore è tutto il suo dolore.
Dio è il più dipendente di tutti gli esseri: dipendenza nell’amore, non nell’essere.
Il vero Dio è infinitamente ricco, ma ricco d’amore, infinitamente libero, ma libero d’amare.

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