giovedì 20 novembre 2008

2 - Io credo in DIO


Tutti sono credenti, tutti un po’ increduli. La frase famosa "credo solo quello che vedo" è falsa e contraddittoria. Quando si vede non c’è più bisogno di credere, si constata. Ma non si può vedere tutto e constatare tutto. Ecco allora la necessità della fede: si crede perché lo dice uno che ha visto, sentito, constatato. E non è possibile vivere diversamente. Si crede alla moglie, al giornale; si crede in Dio, nel Vangelo...
Certo, ognuno dice la sua. "Dio esiste, io l’ho incontrato" dice il credente. "Dio non esiste, non l’ho mai incontrato" dice l’altro. Ora i cristiani affermano che Dio si è manifestato, che continuamente si rivela, parla, risponde alla domanda che arde nel cuore dell’uomo. È la rivelazione: parola di Dio all’uomo per farsi conoscere dall’uomo.
Dio si rivela nella creazione. Tutto l’universo delle cose visibili è segno e manifestazione di intelligenza, di bontà, di amore. Per molti tutto questo dà origine a una fede rudimentale: la fede di chi crede a Dio, ossia crede che Dio esiste e che deve essere adorato.
Dio, innamorato dell’uomo sua creatura, ci parla soprattutto attraverso la sua presenza nella storia umana. La rivelazione giudeo-cristiana completa lo svelarsi di Dio al mondo: Dio è Qualcuno. La storia lo tocca con mano nel corpo stesso di Gesù Cristo nel quale abita tutta la pienezza della divinità (Col 2,9). Di conseguenza non si tratta più di credere a Dio, alla sua esistenza, ma di credere in Dio che parla e si rivela. Per credere a qualcuno basta vederlo o sentirne parlare. Per credere in qualcuno è necessario che egli ci ami e che noi lo contraccambiamo almeno un poco.
Chi vuole conoscere le tappe di questa presenza di Dio nella nostra storia umana apra la Bibbia che è il libro di famiglia in cui Dio e l’uomo raccontano la storia travagliata del loro amore. Dio, come ognuno che ama veramente, agisce più che parlare, fa quello che dice e dicendo spiega ciò che fa. Tutto il suo agire è amore e tenerezza. Basta che il cuore dell’uomo si apra a questa tenerezza divina, ed è subito la fede.
La fede in Dio non è un fatto che si impone universalmente e obbligatoriamente. Di fatto esistono credenti e non credenti e i loro rapporti non sempre sono improntati a rispetto e ad amore vicendevole. Molti credenti pensano che ogni persona onesta può conoscere Dio senza esitazione e difficoltà e concludono dicendo che gli atei sono o degli stupidi o dei disonesti. A favore della loro affermazione citano la parola di Dio e il magistero della Chiesa. "In realtà l’ira si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa" (Rm 1,18-21). "Il sacro concilio professa che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale della umana ragione dalle cose create" (Concilio Vaticano II, DV 6).
Ma bisogna fare i conti con la mediocrità dei credenti e dei cristiani in particolare: i credenti e le loro Chiese presentano spesso un volto di Dio deformato e inaccettabile. Lo dice il magistero della Chiesa: "Senza dubbio, coloro che volontariamente cercano di tenere lontano Dio dal proprio cuore e di evitare i problemi religiosi, non seguendo l’imperativo della loro coscienza, non sono esenti da colpa; tuttavia in questo campo, anche i credenti spesso hanno una certa responsabilità. Infatti l’ateismo deriva da cause diverse e tra queste va annoverata anche una reazione critica contro le religioni e, in alcune regioni, proprio anzitutto contro la religione cristiana. Per questo nella genesi dell’ateismo possono contribuire non poco i credenti, in quanto per aver trascurato di educare la propria fede, e per una presentazione fallace della dottrina, o anche per i difetti della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve dire piuttosto che nascondono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della religione" (Concilio Vaticano II, Gs 19).
Bisogna concludere che la fede nell’esistenza di Dio è possibile. Di fatto molti ci sono arrivati. Altri purtroppo no, per motivi che forse solo loro conoscono. Non tocca a noi giudicare. "Dio giudicherà i segreti degli uomini" (Rm 2,16). "Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio... Ognuno renderà conto a Dio di se stesso. Cessate dunque dal giudicarvi gli uni gli altri; pensate invece a non essere causa d’inciampo o di scandalo al fratello" (Rm 14,10-13).
Forse noi abbiamo sulla coscienza qualche ateo perché non siamo stati credenti credibili.

1 commento:

federico ha detto...

Padre Lino sono d'accordissimo. Tante persone guardano i cristiani e pensano: cosa ha più di me quello lì? non è meglio di me e forse anche peggio (perché il fatto di "possedere" Dio lo rende anche supponente). A volte ho timore di dire che sono cristiano perché le persone con cui parlo potrebbero pensare: "sì sei cristiano, ma a cosa ti ha giovato?" Lei sa bene che S. Paolo ci ha già detto in cosa dobbiamo farci riconoscere dagli altri: dalla gioia e dall'amore che portiamo gli uni per gli altri. Carissimi saluti, federico

Il Santo Natale - Commento di padre Fernando Armellini

Diffondi la Parola - Natale del Signore - 25 dicembre 2011

I Dehoniani

Watch live streaming video from dehoniani at livestream.com