La riconciliazione trova il suo avvio nell’iniziativa preveniente dell’amore misericordioso di Dio. Questo amore non si arrende davanti al rifiuto dell’uomo, ma rivela la sua sconfinata profondità nella volontà salvifica di Dio. Egli è venuto incontro a noi nella persona di Gesù e ha reso possibile quello che era impossibile alle sole nostre forze: la nostra riconciliazione con Dio. ...
L’amore preveniente di Dio viene prima della nostra conversione in senso cronologico e la rende possibile.
Quando il nostro modo di pensare la conversione prescinde da questa iniziativa preveniente di Dio, essa corre il rischio di sembrare una riconquista personale dell’uomo, qualcosa che rientra nell’ambito delle sue possibilità, che è a portata della sua libertà: come egli si è allontanato da Dio, così può tornare a lui. Dio si limiterebbe a perdonare colui che, pentito, ritorna a lui.
Immaginando le cose in questo modo, ricadiamo ancora una volta in una concezione legalistica del peccato, ridotto a poco più di un debito, che Dio può liberamente condonare. In questo caso il ruolo di Dio diventa decisamente secondario: io prendo l’iniziativa di pentirmi, poi lui ne prende atto e mi perdona. Ma non è così: Dio ha l’iniziativa assoluta e antecedente in tutto il cammino del mio ritorno a lui. Perfino il prendere coscienza della gravità del mio peccato avviene solo alla luce della parola di Dio che mi illumina e mi chiama al pentimento. È il suo amore misericordioso che riesce a vincere in me la suggestione del peccato e a farmi rientrare in me stesso e dire: Ritornerò da mio Padre (Lc 15,18).
Tutto questo si realizza in Cristo che è la nostra riconciliazione e la nostra pace.
È lui il buon pastore che cerca la pecora smarrita. La Chiesa si fa annunziatrice di questo amore preveniente per incoraggiare e sostenere il peccatore pentito sulla via del ritorno a Dio.
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