Noi ci convertiamo solo perché vinti dalla grazia che ci cambia interiormente. La conversione non è la condizione per essere perdonati, ma la dimostrazione che il perdono di Dio ci ha raggiunto e ci ha cambiato il cuore. ...
Se il peccato non è solo un’offesa o un debito, ma una vera distruzione di essere, il perdono è una nuova creazione, una nuova nascita, una reale trasformazione interiore.
O cambiamo dentro, e allora è un segno che il perdono di Dio si è fatto strada in mezzo alle nostre resistenze; oppure restiamo attaccati al nostro peccato, e allora continuiamo a dire no a Dio e ad apporre il nostro veto al suo amore.
Questa è la realtà misteriosa, umana e divina allo stesso tempo, della riconciliazione cristiana. La conversione è quindi sempre solo il risvolto umano, visibile e sperimentabile, di una trasformazione interiore operata in noi - prima ancora che dalla nostra buona volontà - dalla grazia di Dio.
La realtà più profonda e vera della riconciliazione resta racchiusa nel segreto della nostra anima, dove Dio compie, con la collaborazione della nostra libertà, i miracoli del suo amore misericordioso.
La conversione principalmente non è un atto puntuale (che si esaurisce in un punto), un momento forte della vita (quello che segna il passaggio dal peccato alla grazia).
Essa è prima ancora una dimensione permanente di tutta la vita cristiana.
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