sabato 19 marzo 2011

8. La Chiesa tra DIO e gli uomini

La conversione è essenzialmente un impegno di anti-peccato: una decisione della libertà umana, mossa e sorretta dalla grazia, di rigettare il peccato e di riorientarsi di nuovo verso Dio facendo di lui lo scopo e il senso ultimo della propria vita.
Ora questa decisione si esprime in gesti concreti anti-peccato, che danno scopo e autenticità alla volontà interiore di conversione.
Una caratteristica fondamentale del peccato è la sua capacità di creare divisione. Esso allontana l’uomo da Dio e dai fratelli. Anzi porta la lacerazione e la frattura perfino nell’intimo del suo cuore, facendo del peccatore un uomo diviso tra la forza del richiamo di Dio e la forza della suggestione del demonio. La conversione deve comportare quindi una riconciliazione; è essenzialmente una riconciliazione. ...

Il peccatore si riconcilia anzitutto con Dio
Per riconciliarsi con Dio non occorrono tante trattative. Il sangue di Cristo è già stato versato come prezzo di questa riconciliazione. Dio non pone altra condizione se non quella che il peccatore si apra nuovamente al suo amore e al suo progetto di salvezza. Questa condizione è già stata resa possibile dal suo amore preveniente attraverso il sacrificio di Cristo e il dono dello Spirito Santo.
Il peccatore si riconcilia con gli uomini
Il peccato ha rotto la comunione degli uomini tra di loro. Questa comunione non è un lusso superfluo: fa parte integrante del progetto di salvezza di Dio.
La salvezza che Dio ha preparato per l’uomo consiste nella comunione che si realizza nell’amore che ci unisce completamente a lui e a tutti gli uomini per formare insieme la famiglia di Dio, il popolo di Dio. Quindi nessuno ama veramente Dio se non ama i fratelli: non realizzo la mia salvezza se non costruisco con tutte le forze la fraternità tra gli uomini.
Il peccato ha rotto questa fraternità, mi ha realmente separato dagli altri. Non posso riconciliarmi con Dio senza riconciliarmi con loro, senza ricostruire, per quanto dipende da me, la fraternità che io stesso ho distrutto.
Il peccato mi rende debitore di tutti
Questa riconciliazione è una cosa seria. Per chi ha rubato, frodato, mentito, l’unica vera riconciliazione possibile passa attraverso lo sforzo sincero di riparare il male fatto.
Ogni peccato fa del male anche ai fratelli. Anche il più segreto dei miei pensieri peccaminosi mi divide da loro, è un furto nei loro confronti, un’ingiusta sottrazione del mio amore, della mia solidarietà nell’ambito umano e soprattutto nell’ambito della fede e della grazia.
L’umanità è un mondo di fratelli in cui ognuno è affidato a tutti, e nessuno può mai dire a Dio: Sono forse io il custode di mio fratello? (Gen 4,9). Ogni peccato mi rende quindi debitore nei confronti dei miei fratelli, mi mette dalla parte del torto: Confesso a voi fratelli che ho molto peccato, per mia grandissima colpa. Ogni peccato è una ferita da cui esce la ricchezza di bene e di grazia dal corpo di Cristo che è la Chiesa e tutta l’umanità, e fa abbassare il livello di amore e di vita in tutto il mondo. Con il mio peccato ho lavorato anch’io per i fallimenti degli altri, vicini e lontani. Il fallimento della storia umana (guerre, omicidi, furti, odii di ogni genere) è frutto del peccato del singolo e della società.
- segue -

Nessun commento:

Il Santo Natale - Commento di padre Fernando Armellini

Diffondi la Parola - Natale del Signore - 25 dicembre 2011

I Dehoniani

Watch live streaming video from dehoniani at livestream.com