martedì 24 maggio 2011

1 - Il Matrimonio

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I cristiani hanno una visione profondamente originale del matrimonio: vi vedono lo stesso mistero dell’unione di Dio con l’umanità nella persona incarnata dell’uomo Dio, il mistero delle nozze di Cristo e della Chiesa in un solo corpo.
Sanno che il loro amore coniugale ha la missione e la grazia d’essere il segno e la realtà parziale di questo grande mistero (Ef 5,32).
In questo senso si può parlare di matrimonio cristiano.

Il matrimonio non è un’invenzione di uomini. In principio... Dio disse: "Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra".
Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra; soggiogatela...".
Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona" (Gen 1,1-31).
Gesù interrogato dai giudei sul matrimonio, risponde loro, rimandando a quella realtà primaria come Dio l’ha istituita, creando l’uomo maschio e femmina: Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: "Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi" (Mt 19,4-6).
Il Signore rimanda giudei e discepoli al matrimonio naturale ossia al disegno iniziale e universale di Dio.
Per questo il papa Leone XIII (1903) dichiara: Il matrimonio è stato fin dall’inizio come un’immagine dell’incarnazione del Verbo... Per questo i nostri predecessori Innocenzo III e Onorio III hanno potuto affermare senza temerarietà e con ragione che il sacramento del matrimonio esiste fra i fedeli e gli infedeli (Enc. Arcanum).
Il concilio Vaticano II insegna: L’intima comunità di vita e d’amore coniugale, fondata dal creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dal patto coniugale, vale a dire dall’irrevocabile consenso personale.
E così, è dall’atto umano col quale i coniugi mutuamente si danno e si ricevono che nasce, anche davanti alla società, l’istituto (del matrimonio) che ha stabilità per ordinamento divino; questo vincolo sacro in vista del bene sia dei coniugi e della prole che della società, non dipende dall’arbitrio dell’uomo (GS 48).
Il punto di rottura in cui naufraga l’indissolubilità del matrimonio non è, quindi, il secondo matrimonio dei divorziati, ma già il divorzio stesso: separare ciò che Dio ha unito, spezzare l’intima comunità di vita e d’amore coniugale.
- segue -

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