lunedì 18 maggio 2009

23 - "Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia" (1Cor 13,12)

20400AF S. Paolo parla della conoscenza di Dio nell’"oggi" di questa vita in contrapposizione a quella che si avrà nell’"allora" della visione del cielo. "Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia" (1Cor 13,12).
In attesa della visione "a faccia a faccia", accontentiamoci di guardare nello specchio,
Gli specchi in cui possiamo vedere la santissima Trinità "in maniera confusa" sono diversi. Il triangolo, coi suoi tre angoli comprendenti ciascuno una superficie unica e comune soddisferà l’arida intelligenza del matematico. Il filosofo preferirà entrare in se stesso e analizzarsi seguendo un ragionamento che potrebbe essere formulato così: "Io penso... E penso un pensiero che viene da me, senza essere me stesso, un pensiero che esprimo in una "parola", in un logos che procede da me, come figlio della mia intelligenza... Sperimento in me una terza forza: amo, e il mio amore scaturisce da me come un "alito" di tenerezza che diffonde veramente attorno a me la vita...". Un solo essere, tre potenze realmente distinte: un’analogia che sottolinea adeguatamente l’unità della natura in Dio, ma a scapito della trinità delle persone perché questo io del filosofo è una persona sola.
Guardiamo piuttosto lo specchio dell’amore, dato che s. Giovanni, in un passo ispirato delle Scritture, ci dà di Dio questa definizione: "Dio è amore" (1 Gv 4, 8.16). Questo specchio, meno intellettuale dei precedenti è più eloquente, riflette meglio l’esperienza umana e ha un forte appoggio nel libro della Genesi. Dio disse: "Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza..." Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi..." Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona (Gen 1, 26-31). Dio ci ha insegnato che è una famiglia, Padre, Figlio è Spirito. La famiglia umana, quindi, ci mette sulla strada buona: essa e "l’uomo a immagine e somiglianza di Dio", è lo specchio vivente più terso di Dio-Trinità.
Certamente, immagine imperfetta! Ma è pur vero che nel profondo della nostra esperienza familiare troviamo una pallida, ma sconvolgente idea, come un invito e una nostalgia di ciò che Dio vive nel cuore della Trinità.
"Molti cristiani di oggi, senza saperlo, coltivano un certo platonismo. Essi bruciano il loro granello d’incenso al mito del Dio greco, individuo perfetto, immobile e splendente, mentre il mistero rivelato da Gesù è quello di una famiglia di tre persone talmente unite dall’amore da essere UN Dio" (F. Varillon).
Troppi battezzati, nella loro fede e nella loro preghiera, pensano d’aver solo rapporti col Dio unico che pregano alla maniera degli ebrei o dei musulmani, ignorando praticamente le tre Persone. La rivelazione e la liturgia ci invitano a incontrare personalmente il Padre, il Figlio e lo Spirito santo.
"Il mistero della Trinità è il mistero della famiglia (o comunità) divina. Un Dio unipersonale (che fosse una persona sola) non sarebbe un Dio vivente. La Trinità non è una "variazione" sul basso continuo della divinità, qualunque cosa ne dica il filosofo. Non è, per il cristiano, una "sovrastruttura". Per questo dobbiamo guardarci dall’insegnare prima di tutto Dio e successivamente la Trinità. Ma prima la Trinità, Dio, in tre persone. Il buon Dio è il Dio amore, il Dio Trinità" (F. Varillon).

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